La palla è al centro del campo già da settimane, ma il fischio d’inizio non c’è. In Argentina gli stadi sono vuoti, il campionato tarda a cominciare, dopo la pausa estiva il fùtbol scivola di settimana in settimana. Doveva iniziare la prima di febbraio, ma i calciatori hanno incrociato le braccia, ben 200 squadre si rifiutano di scendere in campo. Anche papa Francesco deve aspettare che scenda in campo il San Lorenzo de Almegra, la squadra per la quale tifa, la stessa di Osvaldo Soriano, l’autore di Pensare con i piedi.
Da quattro mesi, i calciatori della massima serie argentina fino a quelli che militano nelle serie minori, non percepiscono lo stipendio. Lo stato di crisi è dettato anche dal fatto che alle squadre non è stato rinnovato il contributo statale, che consisteva in 700 milioni per i diritti tv, il nuovo presidente argentino Mauricio Macri, già presidente del Boca Junior (ma non ci hanno sempre detto che calcio e politica non vanno mescolati?), succeduto a Cristina Kirchner nel 2015, propone 22 milioni, insufficienti per continuare la politica del calcio al popolo, del calcio a tutti e gratis, salvo ricorrere alle risorse pubbliche, il tutto si inserisce all’interno di un quadro economico argentino di forte crisi.
INDAGINE MONDIALE
Il ritardo dei pagamenti, con il rimpallo delle reciproche accuse tra presidenti e giocatori, soprattutto delle serie minori, non è una situazione che riguarda solo il portafoglio dei calciatori argentini, ma una condizione che si allarga a macchia d’olio e coinvolge i calciatori su scala mondiale.
Il sindacato internazionale dei calciatori (Fifpro), cui aderisce anche l’Associazione italiana calciatori (Aic) guidata da Damiano Tommasi, ex calciatore della Roma e della Nazionale, ha recentemente pubblicato i dati di un’indagine condotta su scala internazionale, che riguardano la condizione salariale dei calciatori, dai privilegiati beniamini del pubblico, e perciò intoccabili, fino agli sconosciuti.
I dati resi noti dal sindacato mondiale ci dicono che meno del 2% dei giocatori guadagna 720 mila dollari all’anno, mentre più del 45% percepisce meno di mille dollari al mese.
Un calciatore su tre, viene trasferito ad altro club contro la sua volontà, dietro tali trasferimenti spesso c’è la volontà punitiva della società, perché il calciatore professionista non ha accettato l’offerta avanzata dal club per il rinnovo del contratto, tra le conseguenze anche il fatto che un calciatore su cinque è costretto ad allenarsi lontano dalla prima squadra, come forma di pressione per fargli cambiare idea e sottoscrivere le condizioni contrattuali imposte dalla società.
Secondo l’indagine della Fifpro, il 41% dei calciatori professionisti su scala mondiale, denuncia ritardi nei pagamenti da parte delle società di calcio e la media globale di un contratto di lavoro non supera i due anni, una condizione che determina una forte precarizzazione della professione del calciatore.
LA CORRUZIONE
All’interno di questo quadro, diventa molto più facile corrompere un calciatore per alterare il risultato di una partita, in vista delle scommesse on line gestite dalla criminalità organizzata, a questo proposito un recente rapporto sullo stato del pallone nel nostro paese e sulla conseguente disaffezione dei tifosi – «Il calcio in fuorigioco?» a cura della Fondazione per la Sussidiarietà – indica che l’Italia è il terzo paese in Europa per scommesse on line, tutte gestite da agenzie che hanno sede in Asia, che ripuliscono più facilmente denaro sporco.
CONTRATTI
All’interno del pianeta calcio i più giovani risultano essere i più fragili nell’economia del calcio. Secondo l’indagine condotta dal sindacato dei calciatori su scala mondiale, molti sono gli abusi perpetrati ai danni dei giocatori, il 16% è oggetto di molestie, un giocatore su dieci subisce violenza e l’8% è oggetto di discriminazione. In America Latina, il salario medio netto di un calciatore oscilla tra i 600 e i 1000 dollari mensili, la durata media di un contratto non supera i 21 mesi, il 32% dei calciatori non possiede la copia del contratto, il 52% gode di meno di dieci giorni di ferie annue retribuite, il 41% deve percepire i compensi che riguardano gli ultimi due anni.
Il quadro tracciato dall’indagine pubblicata dalla Federazione internazionale calciatori professionisti, ci dice che siamo ben lontani dagli stereotipi che vogliono i calciatori sempre e ovunque ricchi e famosi, che viaggiano su auto sportive famose e in compagnia di belle donne.
Ad eccezione di quel 2% dei calciatori, privilegiati che vivono nella bambagia, gli altri non rispondono affatto agli stereotipi comuni, in Argentina e speriamo presto anche in altre parti del mondo, i calciatori hanno fatto bene a incrociare le braccia. Nel calcio globalizzato si riducono sempre più i diritti e i salari di coloro che garantiscono ogni domenica lo spettacolo sui campi verdi, i pescecani del pallone vorrebbero addentare tutto e lasciare loro solo i rimasugli.