emmeno il tempo di chiudere le porte della 56/a edizione della fiera dell’editoria per ragazzi a Bologna che, davanti alla serranda della Libreria delle Donne, in centro, dove nel pomeriggio si era svolto un incontro sull’identità di genere nei testi per l’infanzia, è comparsa una transenna e alcuni volantini con scritto «faremo un falò dei vostri libri», azione firmata dalla componente femminile di Forza Nuova.

UN SEGNALE PREOCCUPANTE in linea con molti attacchi già sferrati contro la letteratura per i più piccoli che fra gli stand della manifestazione ha dimostrato grande vitalità e qualità sulla ricerca di temi inclusivi. Sulle pagine degli albi illustrati si gioca una partita politica da non sottovalutare: ogni progetto che va nella direzione dell’apertura e della multiculturalità è un vero atto di resistenza e presa di posizione. Come quello fatto da Ibby Italia insieme alla casa editrice araba Kalimat, voluta dalla principessa dell’emirato di Sharjah, Bodour Al Qasimi, considerata da Forbes tra le duecento donne più potenti nel mondo arabo. La fondazione Kalimat ha dato vita al progetto pledge a library, la donazione di piccole biblioteche di cento libri per bambini e ragazzi in lingua araba e distribuite nel mondo. In Italia i testi bilingui sono stati pubblicati grazie alla collaborazione con Gallucci. Ibby Italia ha costruito una rete che ha permesso di individuare undici sedi di eccellenza, da Torino a Palermo, per collocare altrettante piccole biblioteche in istituti e associazioni attive e impegnate sul lavoro con gli studenti di origini straniere. «Per supportare e incoraggiare, in un momento politico drammatico in cui intorno al libro per ragazzi si stanno scagliando tutti i desideri di censura e di controllo», spiega Marcella Terrusi, volontaria di Ibby, ricercatrice del dipartimento di scienze per la qualità della vita dell’università di Bologna. «È un gesto politico e culturale; un lavoro che agisce nelle direzioni indicate dalle linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri del Miur del 2014». «Chi ha tolto libri con argomenti definiti scomodi come la diversità culturale o l’omosessualità – continua – sta cancellando di fatto un diritto fondamentale sancito dalla carta dei diritti del fanciullo. Fa parte delle direttive della scuola italiana. Attraverso questa rete gli italiani hanno fatto germogliare il progetto, chi ogni giorno agisce buone pratiche, dialoga con gli altri e non si sente isolato nell’affrontare le pubbliche amministrazioni e i sindaci leghisti che fanno attacchi assurdi come in Veneto e non solo. A Lodi la donazione è stata offerta all’istituto comprensivo 1 che ha rifiutato, nel consiglio d’istituto alcuni membri sono leghisti. L’idea di fare la rete è politica, simbolica».
La lingua araba è la maggiormente rappresentata fra gli alunni stranieri nelle nostre scuole, su 826mila studenti di origine non italiana, più del 60% sono nati e cresciuti qui, circa 160mila sono arabofoni.

LE SEDI DELLE PICCOLE biblioteche in lingua araba sono istituti comprensivi, come quello di Genova che sorge sotto il ponte Morandi, e nella più remota Eboli. A Bologna oltre alla biblioteca Casa di Khaoula, dove i volumi sono stati consegnati nei giorni della fiera dalla principessa di Bodour Al Qasimi, anche l’associazione Approdi che offre sostegno psicologico ai migranti avvalendosi di libri illustrati. Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro volontario di Marcella Terrusi insieme a Silvana Sola della Giannino Stoppani libreria e cooperativa culturale e presidente di Ibby Italia, e Vinicio Ongini esperto del Miur.
La rete delle piccole biblioteche si dà appuntamento a maggio al Salone del libro di Torino, dove l’emirato di Sharjah sarà ospite d’onore e nel 2020 quello della fiera di Bologna. Una città tollerante secondo Amna Khamis Al Mazmi, presidente della Kalimat Foundation che sulla politica italiana verso i migranti dice «non ci concentriamo su ciò che di negativo viene diffuso dai media, qui vediamo tutti coloro che hanno accettato il progetto. Ciò che veicolano i media non riflette lo spirito, l’anima e la cultura degli italiani, che sono ospitali e aperti e vogliono davvero che i bambini abbiano l’opportunità di disporre di libri di lingue e culture differenti».
Le prossime donazioni di Kalimat saranno in Giordania a un orfanotrofio e a un campo profughi palestinese.