Giovedì abbiamo raggiunto il record: 298mila vaccini inoculati in un solo giorno, l’obiettivo sono 500mila dosi entro il 20 aprile. La Francia ha già toccato le 510mila vaccinazioni in 24 ore, in Spagna 453.682, in Germania 720mila. Il premier Mario Draghi ha puntato il dito contro i furbi che non rispettano il turno: «Con che coscienza la gente salta la lista per vaccinarsi lasciando un rischio concreto di morte per i fragili o gli over 75? – ha accusato il conferenza stampa due giorni fa -. Smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani, i ragazzi, gli psicologi di 35 anni, queste platee di operatori sanitari che si allargano». Un passaggio che ha lasciato molte perplessità. Gli over 80 immunizzati a ieri pomeriggio erano 3.905.213 su una platea di circa 4,6 milioni. Chi sono questi giovani che tolgo posto agli anziani? Sono in 15.898 fino ai 19 anni, 705.444 dai 20 ai 29 su 12.288.808 somministrazioni totali. Probabilmente sono lavoratori che ruotano intorno alle strutture sociosanitarie. Forse una percentuale avrà usufruito di qualche conoscenza dei genitori.

GLI PSICOLOGI, preferibilmente 35enni, sono l’altra categoria che secondo Draghi sta rovinando la campagna vaccinale. Innanzitutto i numeri: gli iscritti all’albo in Italia sono circa 110mila. Sono stati immunizzati per volere di due governi. Il Conte 2 aveva stabilito che potessero essere vaccinati su base volontaria (adesione intorno al 50%) perché si tratta di una professione sanitaria (è stata la legge a sancirlo nel 2017). Poi però il governo Draghi il primo aprile ha approvato il decreto legge 44 che ha reso obbligatoria l’adesione alla campagna: «La vaccinazione costituisce requisito essenziale all’esercizio della professione», il rifiuto «determina la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni».

Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, David Lazzari, spiega: «Non abbiamo saltato nessuna fila, siamo stati in fila come deciso dal governo che, in prima battuta, ha stabilito che i sanitari dovessero essere vaccinati in base alle attività, prima gli ospedali e quindi gli altri. Poi, dal primo aprile, è diventato un obbligo per tutti. Non abbiamo chiesto né privilegi né priorità, è stata una decisione dei governi per proteggere gli utenti». Del resto si tratta di una professione che si pratica in molti modi: «Siamo nelle Asl – prosegue -, nei differenti servizi sanitari. Ci sono psicologi che dando supporto a medici e infermieri che curano i malati Covid. Siamo nelle scuole, nelle comunità terapeutiche di vario tipo, nelle Rsa, nelle carceri. Certamente siamo anche negli studi professionali dove vengono i cittadini esattamente come nell’ambulatorio del medico di base, entrambe le utenze devono essere protette».

IN PANDEMIA il lavoro non è diminuito: «La gente ci cerca di più, c’è stato un incremento della richiesta di aiuto del 30% rispetto a un anno fa. Sarebbe maggiore ma nel pubblico non ci sono abbastanza psicologi e psicoterapeuti, la fascia più debole sul piano socioeconomico resta esclusa. In Italia ci sono 5mila psicologi nel pubblico, uno ogni 12mila abitanti, nei paesi Ue la media è uno ogni 3mila». In Campania gli iscritti all’Ordine sono 8.500 (immunizzati con Astrazeneca): «Abbiamo lottato per vedere riconosciuto il nostro diritto alla vaccinazione in quanto professionisti sanitari per le difficoltà e i tempi di attesa delle Asl, in totale burnout – spiega Armando Cozzuto, presidente dell’Ordine campano -. Bisognerebbe chiedere scusa alla comunità professionale e a tutti i cittadini che vivono i gravi risvolti psicologici della pandemia». Giovani e psicologi, tra i cattivi ci sono anche i meridionali.

L’ANTIMAFIA, con il presidente della commissione Morra, ha chiesto gli elenchi dei vaccinati in Sicilia, Calabria, Campania e Valle d’Aosta dove il numero degli iscritti nella categoria «altro» è oltre la media nazionale (il totale nel paese ieri era di 2.447.421). Le prime tre regioni vanno attenzionate poiché i clan potrebbero aver infiltrato le liste di furbetti. Effettivamente la voce «altro» è ambigua. Ieri la regione Campania ha spiegato: «Rientrano 130mila dosi della fascia 70-79 anni; circa 60mila riferite ai fragili; circa 15mila somministrazioni ai disabili; circa 19mila ai caregiver e circa 90mila al personale esterno alle strutture sanitarie». Quest’ultima voce comprende gli addetti alle pulizie, alla guardiana, alle mense. Totale 217.926. Piuttosto, la regione ha ricevuto 210mila dosi in meno rispetto alla popolazione, ultima d’Italia per forniture rispetto agli abitanti. Il governatore De Luca ha avuto gioco facile a ironizzare: «Con quale coscienza si può togliere ai campani una tale quantità di vaccino?».