La prima cerimonia degli Oscar durò 15 minuti. Era un maggio del 1929. Un giovedì. Tutti conoscevano già i nomi dei vincitori – erano stati annunciati tre mesi prima. I biglietti costavano $5 – corrispondenti a $70 di oggi, non poco ma fattibile. Per domenica prossima, invece, un biglietto costa sui $750 ed è quasi impossibile da ottenere. Se non conosci qualcuno, o se non sei stato nominato ad un Oscar, ti conviene lasciar perdere. Non ti preoccupare – tutti dicono che è una grande noia. Invece di 15 minuti, oggi la serata dura più di tre ore e mezza con un sacco di pause per la pubblicità. E sappiamo tutti che questo tipo di gara non ha alcun valore, né alcun senso. Nominato come miglior attore per Patton nel 1970 George C. Scott ha detto degli Oscar: “è tutta una maledetta sfilata di carne.” Scrisse una lettera alla Academy rifiutando la nomination – come aveva già fatto altre due volte. Vinse comunque, ma non si diede per vinto e decise di regalare la statuetta ad un museo. Un rifiuto di questo genere è successo solo una volta nella storia degli Oscar. Ci sono stati solo altri tre rifiuti in totale ma quello di Dudley Nichols del 1936 era dovuto ad uno sciopero di sceneggiatori mentre Marlon Brando respinse il suo nel 1973 per protesta contro il trattamento dei nativi americani. Woody Allen ha vinto 4 Oscar ed è stato nominato 24 volte, ma è andato alla cerimonia solo una volta, nel 2002 per mostrare solidarietà dopo l’11 settembre. Il suo La maledizione dello scorpione di giada, film terribile, non era nemmeno stato nominato, cosa che l’attore puntualizza nel suo discorso. L’ assenza di Allen arriva sempre con la scusa che l’attore è impegnato a suonare il clarinetto col suo gruppo Jazz ma in realtà i motivi sono simili a quelli espressi da George C. Scott. In anni recenti ci sono stati degli scandali, discorsi strani (Matthew McConaughey) o politici (Michael Moore). L’anno scorso c’è stato un boicottaggio contro la mancanza di diversità, il cosidetto #OscarsSoWhite. Quest’anno ci sono tanti grandi film e artisti di colore davanti e dietro la cinepresa – vedi la categoria dei documentari con quattro registi di colore su cinque. E poi domenica sentiremo sicuramente delle proteste contro il Presidente Trump dal presentatore Jimmy Kimmel ai possibili vincitori. Ma mi piacerebbe un levarsi di voci anche contro una visione del cinema da reality show, una gara, una competizione tra tanti bei film che non hanno quasi nulla in comune. Moonlight è bellissimo, anche Fences, La La Land e Arrival. Non esiste “il migliore”. E’ un modo di pensare infantile.