Dirigere il proprio horror, gestire la sua ritmica dello spavento accelerando e rallentando secondo la partitura di una sinfonia dell’orrore della quale si diviene interpreti e ascoltatori. Il rifacimento di Resident Evil 3 Nemesis è un palazzo di vetro dello spavento che può collassare e infrangersi se non trattato con una cura che non deve essere solo ludica, ma soprattutto cinefila.

È necessario quindi giocarlo con estrema lentezza, alimentandoci della tetra potenza evocativa dei suoi orripilanti panorami, divenendo attori su un palcoscenico di un teatro della crudeltà dove è in atto la tragedia della sopravvivenza.

Se si gioca in una modalità «facile», oppure aggirandosi tra i panorami pandemici anche quando non è necessario, Nemesis può divenire un gioco incomprensibile e di conseguenza essere incompreso dal pubblico e dalla critica che non ha decodificato i suoi eccezionali meccanismi horror e spettacolari. Quindi godetevi questo truculento incubo su un’infezione mutante lasciandovi affliggere dalla sua difficoltà, senza temere il Game Over, beati e atterriti nella sua armonia spaventosa, e potreste realizzare che si tratta di uno dei migliori horror dell’ultimo decennio, un’opera dall’andamento carpenteriano in un mondo senza film di John Carpenter da troppi anni.

Tuttavia, considerando che stiamo vivendo davvero una pandemia in un mondo in quarantena, gli orrori virali del videogioco in questione potrebbero risultare insostenibili e avvilenti oppure fungere da spassoso esorcismo per le ansie e le minacce del nostro oscuro presente. Almeno qui possiamo ribellarci al virus, con un fucile a pompa.

Uscito per PlayStation 4, XBox One e Pc, Resident Evil 3 Nemesis è il rifacimento integrale e variazione migliorativa del classico di Capcom del 1999. Arcinote le vicende narrate, considerata la natura di cult dell’originale e il celebre film ad esso ispirato: il virus creato in laboratorio dalla multinazionale farmaceutica Umbrella (e micidiale produttrice occulta di mostruose armi per l’esercito) si è diffuso per tutta la metropoli americana immaginaria di Raccoon City, trasformando i cittadini in zombi affamati di carne. Nei panni di una bella e sofferente Jill Valentine, che scoprì nel primo episodio i responsabili della invenzione del virus, dovremo sopravvivere agli orrori della città prima che questa venga nuclearizzata.

Scorta di munizioni
Trattandosi di un «survival horror» e ribadendo che deve essere giocato nella sua modalità più estrema, in Resident Evil 3 non possiamo permetterci di sparare ad ogni morto vivente che ci si para davanti perché finiremmo dopo pochi colpi, magari persino insufficienti per eliminare il nemico, le preziose risorse offensive e curative necessarie invece durante momenti più drammatici. Per fortuna Jill può schivare gli attacchi dei mostri -un’azione elegante e nuova- se premiamo un tasto al momento giusto; procedendo nel gioco l’impresa della donna assume una «grazia splatter» quasi sportiva, da ginnasta del terrore.

Non ci sono solo morti deambulanti di varie tipologie e sesso, ma altre creature aberranti come gli insetti abnormi che ci innestano le larve in gola e se non le vomitiamo in tempo queste ci fuoriescono dal petto in un’esplosione sanguinolenta degna di Alien; grosse e cieche creature tra ranocchio e lumacone che si muovono per le fogne e ci risucchiano per intero nel loro intestino; i molesti dobermann putrefatti; i rettili da combattimento detti «Hunter» che qui sono più punitivi del solito e, ovviamente, c’è la stella del gioco, il super-zombi che gli dà il titolo: Nemesis.

Questo energumeno abominevole, implacabile e tormentato interrompe la lenta e strategica esplorazione dando la caccia a Jill e obbligandola così a fughe frenetiche. Nemesis è una figura disperante, che ritorna sempre anche quando la crediamo estinta, in una perenne e sempre più letale mutazione di se stesso, allegoria di una malattia che con i suoi brutti sintomi può indurci a pensare di essere incurabile ma non lo è se, non ci facciamo atterrire.

Le strade devastate da fuoco, dai mostri cannibali e dall’esercito, i laboratori sotterranei e occulti, i corridoi di un ospedale dove sono tutti già morti, formano un labirintico arabesco del terrore la cui preziosa qualità agghiacciante è corrisposta dal panorama sonoro composto di tridimensionali suoni sinistri e dalle consuete musiche pseudo-bartokiane.

Perfetto nella sua forma colossale e alta di «serie B», Resident Evil 3 Nemesis è un’avventura interattiva macabra e violenta che sintetizza gli immaginari e le estetiche filmiche di un genere horror estinto insieme ai suoi magnifici maestri e oggi scaduto nella consuetudine e nel disimpegno.

Federico Ercole

 

Resistance
Uscito il 3 Aprile, è già polemica: troppo corto, non fedele al modello, monco di alcune sequenze iconiche, praticamente un DLC venduto a mo’ di truffa dalla furfantesca Capcom. Non è così ovviamente e, se è vero il detto di Clint Eastwood che «le opinioni sono come le palle, ognuno ha le sue» (cfr. Scommessa con la morte – 1988), molte volte anche alcune critiche non solo andrebbero prese con le pinze, ma confutate alla vecchia maniera: giocando il videogames in prima persona. RE3 remake non solo è bellissimo e dalla grafica pazzesca, ma anche angosciante, pauroso e ansiogeno, un passo ulteriore rispetto a Resident Evil 2. Con RE3 però arriva anche un’altra bella sorpresa: Resident Evil Resistance ovvero un multiplayer 4 giocatori contro uno dalle dinamiche molto interessanti.

Alla Capcom, diciamolo pure con sincerità, le escursioni online nel mondo dei suoi zombi non erano stati tra i più esaltanti: interessanti ma pieni di difetti i suoi Outbreakers, orribili senza appello Operation Raccoon City e Umbrella Corps, non proprio giochi da sfoggiare con vanto in un curriculum artistico. Fortunatamente, pur non essendo esente da difetti, Resident Evil Resistance fa il suo sporco lavoro da gioco d’appendice: diverte e molto, sempre con quel gusto impagabile di «ancora un’ultima partita», quando sai, in cuor tuo, che non sarà mai l’ultima. Grafica gradevole, ambienti ben dettagliati, nemici canonici da sconfiggere (o piazzare) in una corsa disperata all’ultimo secondo che pone il giocatore nell’ardua scelta morale di abbracciare il bene o il male. Il gioco Capcom infatti offre la possibilità di poter impersonare un eroe o un cattivo spostando per la prima volta la lancetta della serie dalla parte del male, un po’ se vogliamo come ai tempi del classico Kagero: Deception della Tecmo, dove la goduria era, appunto, la vittoria delle tenebre sulla luce.

Un po’ quello, un po’ Night trap della Digital Pictures, orribile ma bellissimo film interattivo alla Phantasmagoria, Resident Evil Resistance ha dalla sua un ritmo velocissimo e l’opzione «malvagio» che rende il gioco una goduria per ragazzacci. Se i 4 anonimi protagonisti vivono alla fin fine avventure banali anche in scenari variegati e dall’indubbio fascino, dal casinò ai laboratori dell’Umbrella, la parte del leone la fanno i 4 mastermind, la fragile Annette Birkin, cattiva a malincuore, la luciferina Alex Wesker, il capo Umbrella Ozwell E. Spencer e il suo tuttofare Daniel Fabron. Così un multiplayer 4 vs 1, uguale a cento altri sulla scia del blasonato Dead by Daylight, acquista potere e interesse proprio prendendo a mani basse dal mondo di Racoon city, con quattro insipidi eroi alle prese con Tyrant, lickers, zombi e Mr. X.

Resident Evil Resistance alla lunga forse potrebbe stancare, ma ha, dalla sua, la notizia che la schiera dei buoni si allargherà, il 17 Aprile, con Jill Valentine, iconica protagonista della serie. Non male per un gioco che viene regalato acquistando Resident Evil 3 e che promette tante ore d’orrore in questi giorni di reclusione forzata.

Andrea Lanza