Si è stufato delle repliche delle partite del campionato di baseball. Soprattutto, gli manca il golf, perché alcuni dei suoi resort extra lusso in Florida con i prati da 18 buche stanno perdendo milioni di dollari per lo stop alle attività sportive, al punto da chiedere – senza spazio per l’etica -, un sostegno finanziario ai governi inglesi e irlandesi per gli stipendi dei dipendenti.

Il Covid-19 impone la revisione di strategie e percorsi elettorali e Donald Trump pensa allo sport per un nuovo serbatoio di voti in vista delle elezioni di novembre.

L’ONDA LUNGA DEL CONTAGIO, i morti, la crisi economica che sta avvolgendo anche gli Stati uniti. L’incertezza sull’evoluzione/involuzione della pandemia. E l’avversario di parte dem, Joe Biden, che continua a collezionare endorsement a cinque stelle (l’ultimo di Hillary Clinton): il tycoon che produce gaffe al battito di ciglia ha annusato l’aria che tira.

Un recente sondaggio del business data platform Statista svela che l’appeal di The Donald sugli americani è cresciuto dell’1% dal via della pandemia, incremento modesto rispetto ai 18 punti percentuali guadagnati da Boris Johnson, agli 11 di Angela Merkel, ai 10 di Giuseppe Conte ed Emmanuel Macron.

TRA I SOVRANISTI solo l’impresentabile Bolsonaro (-6%) ha fatto peggio. E questo nonostante il pacchetto di dollari (tremila a famiglia) che Trump ha piazzato nelle tasche degli americani per reggere in piedi di fronte alla furia del Covid-19. Quindi il tentativo presidenziale di sedurre lo sport, che manca parecchio agli americani. Anche se il 61% degli appassionati ha riferito in un sondaggio che non andrà allo stadio o in un palazzetto, se non vaccinato contro il Coronavirus.

MA UNA SCHIACCIATA di Lebron James vista comodamente dal divano di casa, oppure una partita tra i Chicago Cubs e i New York Yankees in tv – pure a porte chiuse -, non è una prospettiva disprezzabile.

Trump ci prova, ha spiegato in tutte le salse che i tornei devono ricominciare al più presto. E per respingere il rischio di collasso economico del Paese si è seduto al tavolo anche con i commissari delle principali leghe sportive e con qualche proprietario con capitali in banca da risollevare il debito pubblico italiano. I pezzi grossi di basket, football, hockey, calcio. E anche i rappresentanti del golf, cosa importa il conflitto di interessi.

C’È PERÒ DA RICORDARE che l’amore non è mai sbocciato tra Mr. Apprentice e i campionati principali (solo nella Nfl, la lega del football, ci sono paperoni di culto repubblicano vicini a lui), ma il filo diretto è aperto. La Nba si è fermata a un passo dall’inizio dei playoff, riportando cospicue perdite, circa un milione di dollari in biglietti partita per ogni turno saltato e medita di tornare, chiudendo il torneo in un’unica sede, forse a Disneyworld.

Il campionato di baseball, la Major League Baseball, lo sport dei bianchi che scalda il cuore presidenziale, potrebbe perdere oltre due milioni di dollari in media per ogni gara non disputata. E il registratore di cassa non funziona anche per l’hockey e per il soccer, mentre la stagione del football parte a settembre, con perdite potenziali da almeno 1,4 milioni di dollari a evento saltato.

SE IL SISTEMA SPORT non dovesse ripartire, il danno economico complessivo andrebbe oltre i tre miliardi di dollari. Quindi, il corteggiamento conviene a tutti. Anche se nella prima rincorsa di Trump alla White House, le stelle del basket, del football, del tennis, orfani di Obama, appoggiarono Hillary Clinton.

E questo perché Trump, nella primavera precedente al suo giuramento delle continue violenze della polizia su afroamericani (Tulsa, Charlotte, San Diego) che portò Colin Kaepernick, lanciatore dei San Francisco 49ers a restare prima seduto e poi a inginocchiarsi per protesta durante l’inno nazionale pre partita, giustificò gli agguati delle forze dell’ordine, innescando una gogna mediatica intorno a Kaepernick. Che, casualmente, non ha più trovato più posto in una squadra Nfl da quattro anni, dopo aver collezionato più presenze anche al Superbowl, la finale del campionato nazionale.

ED È LUNGO L’ELENCO delle squadre vincenti del titolo nazionale che hanno poi deciso di non sfilare alla Casa bianca, una consuetudine nello sport americano, per segnare un punto contro le posizioni razziste di Trump verso le minoranze.

Lebron James, lo sportivo più famoso d’America (che nei giorni scorsi ha preso posizione contro il feroce assassinio del giovane nero Ahmaud Arbery), gli diede anche del buffone via Twitter, dopo la revoca dell’invito presidenziale alla Casa bianca per i Golden State Warriors, campioni nazionali Nba.

Ma il passato è passato e i voti, come i soldi, danno una ripulita alla memoria. Anche negli Stati uniti. Lo sport con i conti in salvo potrebbe diventare suo alleato.