Questa sera al cohousing è festa per l’Estate e la dedichiamo a Mohamed Ba. Lola per la “Giornata del Rifugiato” ha organizzato con la sua Cooperativa uno degli spettacoli teatrali di Mohamed,“Gli invisibili”, nel cortile del Museo Garda a Ivrea. E’ il nostro primo incontro con lui. Mohamed Ba nasce in Senegal e vive in Italia da quindici anni. Lavora come educatore, mediatore culturale, attore e drammaturgo per diffondere intercultura. Nel suo monologo teatrale alterna le percussioni con il djembe (il suo tamburo) a racconti e pensieri che attraversano secoli e culture, che ritmano di magia il silenzio nel pubblico. Mohamed si fa custode di tradizione africana e rinnovatore che canta contraddizioni sociali, dolori e speranze delle comunità africane nel dramma dei viaggi di migrazione. Folgorati dalle sue parole, abbiamo letto il suo libro “Il tempo dalla mia parte” (To-2014). E’ un libro da ascoltare perché le pagine cantano: hanno occhi e cuore. E’ dedicato alla memoria della madre che l’autore non ha più potuto rivedere. Racconta l’odissea di un popolo alla disperata ricerca di un tamburo. La tragedia della siccità impone alla società di Jolof di far migrare Amed per ritrovare il magico tamburo rubato in Occidente. Il viaggio di Amed dopo Francia e Italia, arriva a Lampedusa. Racconti spassosi e altri di intensa drammaticità si intrecciano con i problemi di convivenza tra i popoli in una fiaba della riconciliazione. Questa sera Lola racconta l’incontro con Mohamed, accoltellato a Milano nel 2009 alla fermata del tram, per essere un “nero”. Per lui il tamburo è battito che fa ballare in noi l’umano e permette di entrare in contatto con gli antenati. Dona a Lola pagine con riflessioni sul mondo e nuovi stili di vita, come invito a continuare incontri e confronto. Questa sera a cena ci sono tesori di terra e vigna da gustare, ma anche di cultura, comunità e memoria. Giorni fa Ivrea è stata nominata dall’Unesco Città patrimonio dell’Umanità, modello di lavoro e di vita, coesistenza armoniosa di spazio economico-produttivo e sociale. In quegli anni 80, alcuni di noi che oggi abitano al cohousing, avevano scelto di vivere in campagna nel Canavese, anche per Ivrea, città allora di giovani che arrivavano da tutto il mondo, perché La fabbrica di Olivetti parlava di cultura e Comunità. Ricerca di comunità e cultura sono le parole magiche da Olivetti a Mohamed. Come l’odissea alla ricerca di un tamburo che parla con gli antenati, per invocare la pioggia, a noi oggi spetta la ricerca di un tamburo per invocare cultura e comunità, prima di tutto attraverso la memoria perché, come dice Mohamed, “un popolo senza memoria è come una zebra senza strisce”.