Le aziende che confezionano reggiseni ora faranno le mascherine. Non siamo all’auspicato nuovo modello di sviluppo, certamente però è una scelta di utilità sociale. La notizia delle mascherine al posto dei reggiseni l’ha data ieri il segretario della Cgil Landini nell’inconsueta, inedita conferenza stampa via Facebook, in seguito all’accordo raggiunto con il governo e alcune grandi associazioni imprenditoriali.

Dopo 18 ore di trattativa, il sindacato ha ottenuto 4 miliardi per gli ammortizzatori sociali e tutte le misure sanitarie per chi è costretto a lavorare. Centinaia di delegati sono ora chiamati a far rispettare il protocollo e dove il sindacato non c’è sarà tutto più difficile.

Gli invisibili del capitalismo smart, sfatando la leggenda dove tutti saremmo imprenditori di noi stessi, quei lavoratori lasciati senza protezioni nell’anno 2020 della Pandemia, dentro e fuori la fabbrica, si sono fatti sentire, hanno minacciato scioperi, reclamato il diritto alla salute. Gli operai di ogni settore produttivo, manifatturiero e logistico, sono tornati sulla scena e non ci tengono affatto a essere chiamati «eroi». Proprio come non ci tengono i medici e gli infermieri che denunciano il collasso degli ospedali, frutto dei 30 miliardi negli anni sottratti alla sanità pubblica.

Sono invece chiamati eroi anche da quei dirigenti del Pd che li hanno costretti nella camicia di forza del jobs act, fedeli all’ideologia di togliere di mezzo il conflitto tra chi possiede tutto e chi ha da scambiare solo la propria vita di lavoro dipendente. A ben vedere, questo maledetto virus strappa molti veli, mette a nudo, tra i tanti focolai di diseguaglianza sociale, il declassamento della salute come bene disponibile alla catena del profitto (Ilva sempre docet).

Nei famigerati anni ’70 del secolo scorso, nelle esperienze dei consigli di fabbrica e di zona, la salute rappresentò un pilastro delle lotte operaie e sindacali, con lo sviluppo della nuova branca della medicina del lavoro, guidata da personalità come Giulio Maccacaro (Codogno 1924), con la nascita di Medicina democratica. Presidi di intervento e nello stesso tempo scuole di politica e di partecipazione, a difesa dei lavoratori, a difesa di tutti.

Le doverose misure dell’accordo raggiunto faticosamente sono solo pezze utili a coprire le voragini di un sistema di produzione e di vita messo a nudo a livello planetario. La sfida ora è poterlo consegnare a un ciclo di questa moderna preistoria.