Migliaia di precari della scuola hanno manifestato ieri a Montecitorio e al Miur contro la riforma Renzi «Buona Scuola». Una pessima riforma, in realtà, per i 140 mila precari con contratto di supplenza annuale e per almeno 100 mila abilitati dopo il 2011, esclusi dal governo dalle assunzioni (100.701) previste – forse – già a settembre. Per loro solo un concorso» e, se non lo vinceranno, la disoccupazione. E questo nonostante il fatto che in molti casi abbiano anni di lavoro in aula e molti titoli accumulati. Promotori dei sit-in a Montecitorio il Mida, al Miur l’Anief. Alle proteste si sono unite sigle autonome come l’Adida o il Co.n.itp, e poi anche il Codacons e il Movimento 5 Stelle. «Per impedire a Renzi di portare a compimento lo scempio della scuola pubblica italiana è necessaria una mobilitazione compatta e permanente. Sigle e bandiere in questa battaglia non contano: serve la volontà di stare uniti per fermare a contrastare le balle sull’istruzione che il presidente del Consiglio lancia da mesi a telecamere unite. A questa battaglia, per i diritti del mondo dell’istruzione, noi siamo pronti» hanno detto i parlamentari 5 Stelle della commissione Cultura. «Si tratta di docenti – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – selezionati e formati su una previsione di posti vacanti nel triennio o quinquennio successivo. La maggior parte ha già svolto i 36 mesi di servizio su posto vacante, indicati dalla normativa, confermata dalla curia di Lussemburgo a fine novembre, per essere assunti a tempo indeterminato. Allo stesso modo, rimane incredibile l’esclusione dal piano di immissioni in ruolo, ridotto nel frattempo da 150mila a 100mila posti, di tante altre tipologie di insegnanti, a partire dai maestri d’infanzia. Il no del Governo, inoltre, si rivela una vera beffa, dopo che per oltre sei mesi era stato detto che sarebbero stati immessi in ruolo tutti i precari abilitati, cancellando una volta per tutte la “supplentite”». La protesta a Montecitorio è riuscita a riempire lo speakers’ corner con striscioni e cartelli di questo tenore: «Vergogna, la buona scuola siamo noi». Diversi gli striscioni e i cartelli affissi: «La Buona Scuola la fanno alunni e docenti, non i presidi-padroni»; «Nero è il futuro dei precari, bianca è la scheda degli elettori»; «Dignità ai docenti». La richiesta è quella della stabilizzazione di tutti i precari. In alternativa, il governo verrà sommerso dai ricorsi. Con costi, calcola l’Anief, fino a tre miliardi di euro.