I segnali sono più che minacciosi. All’inaugurazione del Festival teatrale di Avignon, l’appuntamento dell’estate più importante in Francia per lo spettacolo «dal vivo» mancano tre giorni, e il segretario generale della CGT (il sindacato) spettacolo, Denis Gravouil, ha rilanciato per quella data l’invito a uno sciopero di massa. Pronta l’adesione degli intermittenti dello spettacolo che, domenica scorsa, hanno occupato il teatro Châtelet di Parigi votando per un coordinamento nazionale da tenersi (domani e giovedì) proprio nella città dei Papi. Il festival, da quest’anno diretto da Olivier Py, è divenuto insomma il banco di prova della protesta. «Siamo sicuri che non avrà luogo. O meglio che si svolgerà secondo le modalità decise dai lavoratori dello spettacolo» ha detto Gravouil.
Un messaggio più che esplicito: visto che la CGT ha deposto un avviso di sciopero per tutto il mese, anche a Avignon, come è già accaduto in altre manifestazioni il mese scorso, il cartellone avrà un andamento «intermittente» con la cancellazione o il rinvio di alcuni spettacoli decisi di volta in volta.
Py ha ribadito domenica scorsa in un’intervista le sue perplessità: «Sacrificare il Festival non servirà a nulla».
Ieri è finalmente intervenuta la ministra della cultura Aurélie Filippetti, invitando i precari dello spettacolo a «accettare la mano tesa dal governo. «I Festival devono avere la possibilità di svolgersi regolarmente, gli artisti di esprimersi sul palcoscenico insieme ai tecnici … Le discussioni sono le benvenute senza che questo significhi però annullare le manifestazioni previste». Forse però è un po’ tardi per questo, specie di fronte al fatto che l’accordo contestatissimo è stato ormai ratificato.
La «mano tesa» a cui si riferisce la ministra è la mediazione proposta dal governo per rivedere alcuni punti della riforma al ribasso del sussidio di disoccupazione, e in particolare quelli più contestati. Per questo sono stati chiamati Jean-Patrick Gille, deputato socialista, Jean Denis Combrexelle e la precedente codirettrice di Avignon Hortense Archambault, che hanno già avviato i lavori con l’obiettivo di arrivare alla conclusione entro la fine dell’anno.
«Oggi abbiamo finalmente l’occasione di realizzare la grande riforma attesa da tanto tempo – ha detto ancora Aurélie Filippetti – Dal 2003 stiamo vivendo un progressivo impoverimento e una precarizzazione molto più vasta degli artisti e dei tecnici dello spettacolo. Il dialogo è possibile, anzi è accessibile, e così le condizioni perché i festival possano avere luogo regolarmente. Ogni rinuncia sarebbe una sconfitta in un momento che ci offre l’opportunità di ricostruire per tutti gli intermittenti, regole più giuste e più adatte alla situazione attuale».
Domani, alla fine dell’assemblea dei lavoratori, sapremo se se Avignon si aprirà con Il Principe di Homburg messo in scena da Barberio Corsetti la sera del 4 luglio.