Mattina gelida nella rossa (nel senso di zona) Milano. Esco per comprare il giornale, attraverso una piazza da poco trasformata dal comune da semi parcheggio a parco giochi per la gioia degli scolari della lì di fronte scuola elementare e, all’improvviso, vedo uscire da un elegante palazzo un’elegante signora che, opportunamente mascherata e perfettamente pettinata, attraversa la strada saltellando sui tacchetti per infognare in uno dei cestini della piazza un sacchetto rigonfio e ben chiuso. Si ingegna a spingerlo giù giù e ritorna saltellando nel palazzo. Ma porca miseria – mi dico – quanto sei stronza. Lo sanno anche i sassi che la spazzatura va separata e buttata in uno dei contenitori che tutti i condomini hanno in cortile e che viene regolarmente ritirata due volte a settimana.

PER DI PIU’, l’a2a ambiente ha appena mandato a tutti i cittadini un opuscolo nel quale prima si complimenta perché, grazie al loro contributo, Milano ha superato il 63% di raccolta differenziata, poi dice che si può fare un ulteriore passo avanti e in 55 pagine corredate da disegni a colori spiega come separare la rumenta e che cosa si deve o non si deve buttare nel contenitore giallo per la plastica, verde per il vetro, bianco per la carta, marrone per l’organico, grigio per l’indifferenziato. Non solo, spiega che esistono ecoisole ed ecototem dove buttare piccoli elettrodomestici, illustra dove liberarsi degli indumenti, ricorda che esistono le riciclerie ambulanti per, per esempio, lampadine, toner e oli vegetali. Infine ricorda che l’Amsa fornisce un servizio gratuito per il ritiro degli ingombranti, indica gli indirizzi delle riciclerie, fornisce un dettagliato elenco alfabetico riassuntivo e, toh, specifica pure che nei cestini stradali non va buttata la spazzatura domestica. Insomma, a Milano nessuno può dire di non sapere come liberarsi dei propri scarti. Certo, bisogna leggere le istruzioni e dedicarcisi un po’, ma mica è come andare in miniera.

NONOSTANTE CIO’, c’è ancora chi se ne frega come, per esempio, qualche deficiente che abita nel mio condominio e che ha lasciato negli spazi comuni della cantina: bidoni di pittura e vernici mezze usate, un frigorifero piccolo, una montagna di scaffali in metallo, sei o sette porte di legno con relativi infissi, tutta roba che se chiami il numero verde ti portano via a gratis. Perché certa gente si comporta così? Per menefreghismo, indifferenza, stupidità o tutti e tre assieme? Siccome stamattina mi sento fumina, decido che non starò zitta. Torno indietro, entro nell’elegante palazzo e vedo l’elegante signora che chiacchiera con un uomo. Mi avvicino, le dico che ho visto che cosa ha fatto e lei subito mi risponde: «Ha ragione. Ho buttato un peluche, ma non avevo tempo di risalire perché ho gli operai in casa». Risalire dove se i bidoni stanno giù? Poi aggiunge: «Comunque io sono attentissima, raccolgo persino gli scontrini», pensa te che fatica. Poi, invece di tornare in strada a riprendersi il suo sacchetto, resta lì a chiacchierare. Eh sì, è proprio attentissima. Me ne vado pensando a ciò che mi raccontò un mio amico romano che, stufo di vedere il vetro buttato nell’indifferenziato, fece la posta ai bidoni e smascherò il fellone, un vicino gentile e mansueto, professionista affermato che, messo all’indice, non trovò di meglio da dire che: «E che è, mi vuoi mortificare?» e ha continuato a mischiare carta e umido, vetro e plastica, lampadine e vestiti, per di più sotto gli occhi del figlio, tanto per dargli il bell’esempio. Posso dire a costoro ciò che mi esce dal cuore? Mo andì a caghèr!

mariangela.mianiti@gmail.com