A metà settembre si sono riuniti, all’ombra dell’esposizione del Museo nazionale della tecnica di Praga, i rappresentanti della politica ceca con gli imprenditori. Al centro della discussione, c’era il sistema duale dell’istruzione nelle scuole superiori.
Da alcuni anni, gli imprenditori cechi lamentano una cronica mancanza di forza lavoro tecnica a livello di operai qualificata. Secondo loro, i giovani cechi schivano gli indirizzi di studio presenti negli istituti tecnici preferendo i licei, che permettono un accesso all’università. Una scelta di vita mal digerita dagli industriali, che non hanno apprezzato la crescita del numero degli iscritti universitari registrato a inizio del secolo, vista solo come una strategia adottata dagli studenti e dalle loro famiglie per posticipare l’entrata sul mercato di lavoro. «È necessario che la giovane generazione impari a levarsi alle sette di mattina per andare a lavorare, altrimenti è finita», non si è trattienuto il presidente degli industriali Jaroslav Hanak.
Per fermare la caduta degli istituti tecnici, la Camera di commercio ceca spinge dal 2010 per l’introduzione di un sistema duale di istruzione secondaria. Nelle richieste della principale associazione imprenditoriale ceca c’è la partecipazione degli imprenditori alla strutturazione dell’offerta di formazione dei singoli indirizzi degli istituti tecnici, la formazione pratica dei studenti nelle aziende, che dovrebbero dotarsi con un contributo statale di laboratori adatti alla formazione e una partecipazione dell’imprenditoria locale alla direzione del singolo istituto. In cambio di una formazione fatta su misura delle aziende, gli imprenditori dichiarano la disponibilità di assumere i studenti con voti oltre la media. Peccato che in pochi istituti, dove il sistema duale funziona, le promesse di assunzione sono state mantenute solo per le primi due-tre classi, e poi, essendo state occupate le posizioni libere, le aziende non hanno assunto più.
«Vogliamo introdurre il sistema duale di istruzione, rivitalizzando così gli istituti tecnici e facendo incontrare la domanda e l’offerta sul mercato del lavoro», ha confermato il ministro socialdemocratico dell’istruzione Marcel Chladek. Il ministro ha sostenuto che il sistema duale dovrebbe ridurre la disoccupazione giovanile che, tuttavia, nella fascia d’età dei maturandi non è ancora a livelli d’allarme.
Qualche dubbio sulla sua funzionalità ce l’ha, invece, la sociologa Linda Sokacova, secondo cui «è naturale che in molti optino per altri tipi di scuole, considerando la situazione e l’offerta formativa e culturale degli attuali istituti tecnici». Linda Sokacova, inoltre, ha notato la discrepanza tra i discorsi di tutte le forze politiche, che vorrebbero rinfoltire gli istituti tecnici, e la pratica dei singoli politici, che mandano a studiare la propria prole nei licei d’élite.
Con l’acceleratore premuto sul sistema di istruzione duale è ritornata al centro la volontà delle imprese: quella di poter orientare sempre più la produzione di un bene comune come l’istruzione in cambio della promessa (sempre più precaria) di un impiego. Un tema affrontato già due anni fa dalle proteste studentesche e dai ricercatori dell’Accademia delle scienze, quando l’allora governo di centrodestra sostenne che il lavoro di studio e di ricerca si dovesse adattare alle esigenze delle aziende tramite una maggiore rappresentazione degli imprenditori nei consigli d’amministrazione delle facoltà e un sistema di prestiti d’onore. «Il nostro sistema fa troppa ricerca di base e poco quella applicata utilizzabile dalle aziende», disse allora il premier Petr Necas, suscitando un asprissimo scontro con tutta la comunità accademica e gli istituti di ricerca.
Dopo un conflitto di due settimane il governo di centrodestra dovette far completamente marcia indietro. Oggi l’esecutivo a trazione socialdemocratica sta tentando di sottoporre una cura simile alla scuola superiore, che è chiamata a produrre forza lavoro qualificata, corrispondente alle esigenze aziendali. Inoltre gli studi sul sistema duale tedesco, modello per quello ceco, sottolineano la bassissima probabilità degli studenti degli istituti tecnici di accedere alle università.
La selezione verrebbe così fatta alla radice, direttamente nelle scuole superiori. Negando così a molti una cultura, che li aiuti a diventare dei cittadini critici e consapevoli.