È da molto tempo ormai che gli scandali legati al sistema bancario e finanziario si susseguono senza tregua sulla scena internazionale. Così ci si rende sempre più conto, anche da parte dei più scettici, che il mondo della finanza è diventato, per la gran parte, nient’altro che una gigantesca associazione a delinquere su scala mondiale, che è andata avanti nel tempo con la sostanziale complicità dei governi e delle autorità di vigilanza. Apprendiamo in effetti che molti di tali comportamenti contro la legge sono tra l’altro compiuti non da una singola organizzazione, ma da molti istituti insieme, sino a 15-20 per volta.
Una caratteristica significativa di tali scandali è quella che, alla fine, le banche e le società finanziarie vengono di frequente condannate dalla giustizia anglosassone a pagare delle penali anche elevatissime – di recente la JPMorgan ha dovuto accettare di versare 13 miliardi di dollari per essere liberata da alcune pesanti accuse – ma i manager di tali organizzazioni riescono sempre a farla franca e ad evitare i processi. Ogni tanto viene condannato qualche pesce piccolo ed appare ormai, da questo punto di vista, sempre più patetica e lontana la figura di Henry Madoff, cui è stata comminata la pena dell’ergastolo sostanzialmente perché non aveva dietro una organizzazione potente che lo proteggesse. Gli ultimi casi emersi alla superficie in ordine di tempo sono stati quello della statunitense Sac Capital, un hedge fund guidato dal noto finanziere Steven Cohen e quello relativo al coinvolgimento di ben 15 grandi banche internazionali nella manipolazione dei mercati dei cambi.
Concentriamoci sul primo episodio, che ci permette di svolgere anche alcune considerazioni particolari su come funzionino veramente i mercati. Il caso è stato riportato nelle prime pagine dei giornali finanziari nelle scorse settimane e si è concluso, almeno per il momento, per così dire, felicemente. La Sac si è dichiarata colpevole del reato di insider trading ed ha accettato di pagare una multa di ben 1,8 miliardi di dollari, la più alta mai registrata per il reato citato. Ma le indagini sulla società e sul suo boss da parte dell’Fbi continuano.
Intanto il fondo dovrà essere chiuso e comunque lo scandalo potrebbe significare la fine della carriera nel settore di uno dei protagonisti di lungo corso di Wall Street. Ma la penalità non avrà alcuna influenza sulle fortune personali di Cohen, che dalla fondazione della Sac nel 1992 ha accumulato una ricchezza di 9 miliardi di dollari. Nella sostanza alla fine pagheranno i clienti. La vicenda da una parte ci permette di ricordare cosa sono gli hedge fund, quale il loro ruolo nei mercati finanziari, quanto si può veramente guadagnare attraverso i loro servizi e, dall’altra di mettere parallelamente l’accento sulla persistente e apparente irrazionalità dei mercati finanziari.
Il boom della finanza negli anni che hanno preceduto la crisi aveva trovato le sue manifestazioni apparentemente più brillanti proprio negli hedge fund. Essi erano stati al centro dello sviluppo selvaggio dei mercati, rappresentando la punta avanzata della capacità di innovazione degli stessi. Il successo della formula era tale che le stesse banche, i fondi comuni di investimento e i fondi pensione, oltre ad investire molto in tale settore e a collaborare con esso, si stavano trasformando proprio in hedge fund, cioè in bische che giocavano con i soldi degli altri.
Tali organismi sono nella sostanza dei fondi di investimento a carattere privato. Si può parlare di associazioni di scommessa per persone molto ricche. In effetti, la soglia minima di investimenti per poter accedere a tali club è di solito molto elevata. Essi sono diventati la manifestazione più aggiornata di un capitalismo finanziario senza vincoli operativi di alcun tipo, né di settore, ne geografici, e senza legami con attività industriali o di servizio. Si va di volta in volta dietro l’affare del momento.
I fondi si fanno riconoscere dai loro clienti una commissione annuale pari in media al 2% (qualche volta anche il 3%, come nel caso della Sac) della somma gestita, più il 20% (nel caso della Sac il 30%) sui guadagni conseguiti. Questa struttura delle remunerazioni ha permesso a molti proprietari dei fondi di accumulare delle fortune favolose, mentre ai loro clienti non sembra essere andata molto bene, almeno di recente.
Gli hedge fund sono gestiti da un ristretto gruppo di operatori. I fondi sono tassati in modo molto leggero nella gran parte dei paesi del mondo, ma comunque sono per la gran parte domiciliati in paradisi fiscali. Essi di solito utilizzano un rilevante livello di indebitamento per aumentare i rendimenti. Nei primi tempi sembra che diversi hedge fund ottenessero ritorni elevati. Anche per questo la crescita di tali strutture era stata molto rapida. Il settore era così passato dai 39 miliardi di dollari raccolti nel 1990 ai due trilioni nei primi mesi del 2008. A questo punto scoppia la crisi. Si scatena il panico, molti investitori cercano di ritirare le loro somme e molti pensano che il settore sia ormai condannato alla rovina. Poi, quasi misteriosamente, il business si riprende e oggi esso amministra più denaro di prima: secondo alcune stime siamo adesso a 2,5 trilioni di dollari contro gli 1,8-2 trilioni del 2008.
Questa corsa ai fondi non ha alcun fondamento sui risultati ottenuti. Per quanto riguarda i rendimenti, si può citare ad esempio una vasta indagine del Financial Times e relativa al periodo luglio 2007-giugno 2012, i cui risultati sono riportati nel numero del 5 dicembre 2012 del quotidiano economico. Da essa risulta che in tutti gli anni analizzati gli hedge fund hanno ottenuto rendimenti mediamente inferiori a quelli di mercato; il che significa che se un investitore da solo avesse messo i suoi soldi, senza costosissime intermediazioni, sull’indice di borsa, avrebbe guadagnato molto di più o, in certi casi, perso molto di meno. Così, ad esempio, nel 2011 il mercato ha guadagnato in media il 2% e i fondi hanno perso il 5,5%.
Nel 2013 e sino ad oggi, mentre l’indice Standard&Poor ha ottenuto il 24%, gli hedge fund hanno portato a casa solo il 5%. Ma non è tutto, perché un operatore finanziario, Simon Lack, in un suo libro, ha calcolato che i fondi hanno trattenuto in media dai loro clienti, dagli anni novanta ad oggi, circa il 98% di tutti i profitti ottenuti. Se le cifre sono vere, sembrerebbe trattarsi di una rapina colossale, ma, d’altro canto, perfettamente lecita. Il grande afflusso di denaro che si registra in questo momento verso i fondi speculativi appare così uno dei tanti misteri della finanza, di un mondo che dall’esterno viene valutato in genere come molto razionale e guidato dal puro calcolo economico, laddove ci troviamo invece di fronte a enormi somme investite alla cieca in progetti senza futuro. E va anche considerato che i più importanti investitori nel settore sono oggi i fondi pensione. Poveri pensionati.