Nel 1980 gli Human League (già The Future), leader con i Cabaret Voltaire della scena industrial-elettronica di Sheffield, si scindono in 2 parti anche su impulso di manager e label (la Virgin). I numerosi singoli e i 2 splendidi album tra synthpop e sperimentazione fin qui dati alla luce hanno ottenuto successo di critica, ma non commerciale. Se il cantante Phil Oakey, mantenendo la sigla, si avvia a diventare una popstar, gli strumentisti Craig Marsh e Martyn Ware reclutano l’originale vocalist dei Future, Glenn Gregory, per formare gli Heaven 17. Nel contempo iniziano una carriera da produttori finendo per propiziare la rinascita di Tina Turner. Battezzano inoltre con il nome di un side project ambient-elettronico, British Electric Foundation (B.E.F.), un progetto volto a fare interpretare classici del pop dai più svariati artisti, da Gary Glitter alla stessa Tina Turner. Penthouse And Pavement (’81), l’esordio degli Heaven 17, non ha nulla da invidiare a Dare, il megasuccesso coevo degli Human League di Oakey.

PARODIA e insieme critica dello yuppismo degli anni thatcheriani, il synthpop dell’lp ne assorbe però in qualche modo la frenesia e l’ambigua joie de vivre. Anche tramite un’ispirazione funk e soul germina un sound elettronico spontaneo rispetto ai canoni vigenti del genere. The Luxury Gap (’83) accentua gli elementi soul-funk e risulta più professionale, anche per l’utilizzo di rinomati sessionmen e di un’orchestra, finendo però per perdere un po’ della freschezza del predecessore. Grazie a meravigliose liriche frutto di una sorta di cut-up collettivo, gli attacchi al thatcherismo e alle disuguaglianze sociali sono più diretti senza che vada perso l’estro pop. Il disco diviene il più grande successo degli Heaven 17 che però scendono nelle vendite con il successivo How Men Are (’84). Arricchito dalla sezione di fiati degli Earth, Wind & Fire oltre che dall’orchestra, l’album è il più complesso e raffinato della loro carriera. Non basterà il successivo Pleasure One (’86), più funky e duramente politico ma dall’ispirazione altalenante e Teddy Bear, Duke & Psycho (’88), che tenterà in maniera un po’ imbarazzante di recuperare l’r&b in un contesto più rock, a risollevarne le sorti commerciali. Gli Heaven 17, a parte una parentesi nel ’96, risorgeranno solo negli anni Zero, con il rinato interesse per il postpunk e il pop elettronico.
È uscito per la Edsel Play To Win: The Virgin Years, un box contenente i 5 album sopra citati (reperibili anche in un cofanetto di 5 vinili colorati) arricchiti da single version, b side, remix e ogni sorta di rarità in 5 cd cui se ne aggiungono altri 5 di remix e demo. Un sontuoso libretto di 36 pagine include foto, liriche e cenni storici. Spiace solo la scarsa presenza di materiale targato B.E.F.