Secondo uno studio appena pubblicato sul British Medical Journal, i medici che prescrivono un numero maggiore di esami rischiano meno di incorrere in denunce per negligenza da parte dei pazienti o delle loro famiglie.
L’analisi è basata sui dati relativi al periodo 2000-2009, riguardanti circa 25mila medici e 19 milioni di ricoveri ospedalieri nello stato della Florida. La ricerca è stata realizzata da un gruppo di ricercatori guidati da Anupam B. Jena dell’università di Harvard (Boston, Massachusetts), ed è la prima compiuta su un campione così esteso.
L’obiettivo di questo tipo di analisi è stabilire se l’aumento della spesa sanitaria negli Usa sia legata alla cosiddetta «medicina difensiva», cioè la prescrizione di esami di scarsa utilità mirati a evitare che, in caso di eventi avversi, il paziente denunci per negligenza il medico. Nell’8% dei casi, i risarcimenti ottenuti dai pazienti superano il milione di dollari. Il tema è di notevole attualità anche in Italia: il decreto Sanità emanato dal governo Renzi su nel mese di settembre ha introdotto misure che intendono ridurre la prescrizione di esami ritenuti non necessari, con un maggiore controllo sull’attività dei medici.

Presi in mezzo tra i tagli alla sanità e il rischio delle denunce da parte dei pazienti, i medici del servizio pubblico italiano hanno già dichiarato una giornata di sciopero per il 16 dicembre contro il cosiddetto «decreto Lorenzin».
I ricercatori hanno diviso i medici della Florida in cinque fasce, da quelli più «sobri» a quelli più «spendaccioni», e per settore medico di competenza.
Dai dati emerge che i medici che prescrivono meno esami vengono denunciati nel 2,3% dei casi nei reparti di chirurgia generale, ma tale rischio scende allo 0,4% per i medici che ordinano più esami ai loro pazienti. Un ginecologo che ha richiesto un parto cesareo per il 5% delle sue pazienti ha una probabilità doppia di essere denunciato rispetto a un collega che lo ha ritenuto necessario per il 30% delle pazienti che ha seguito nel parto.

La ricerca del British Medical Journal potrebbe dar ragione al ministro Lorenzin, secondo cui 13 miliardi di euro l’anno sono sprecati in esami inutili solo allo scopo di tutelare il buon nome del medico. Tuttavia, sono gli stessi autori della ricerca a spiegare che la correlazione tra numero di esami prescritti e denunce non spiega tutto. Ad esempio, un numero maggiore di esami potrebbe ridurre il rischio di diagnosi sbagliate (e quindi anche di denunce). In tal caso, l’aumentata spesa sanitaria non potrebbe essere considerata uno spreco. I dati odierni non bastano per stabilirlo.

Inoltre, come spiegano Tara Bishop e Michael Pesko dell’università di Cornell sullo stesso numero del British Medical Journal, le denunce da parte dei pazienti non sono un dato molto significativo in sé: più probante sarebbe una statistica riferita agli errori effettivamente commessi dai medici. Infine, altre analisi dimostrano che il legame tra denunce e spese sanitarie non è così diretto come sembra dai dati della Florida. In Texas, Georgia e South Carolina, ad esempio, dopo una serie di riforme sanitarie locali del 2005, i medici godono di una sostanziale immunità dalle denunce dei pazienti.
Eppure, come ha rilevato una ricerca della Rand Corporation del 2014, la spesa sanitaria in quegli Stati è rimasta sostanzialmente costante.