Per dare luogo a un confronto costruttivo fra tutte le posizioni presenti in Cgil sul Testo Unico, a partire dalla prima assemblea di Bologna abbiamo organizzato assemblee e incontri a Roma, in Campania, a Milano, a Reggio Emilia, a Mantova e in altre città, invitando anche segretari e sostenitori dell’accordo. Purtroppo però i contributi al dibattito sono stati solo quelli delle posizioni contrarie all’accordo.

La convocazione delle nostre assemblee anticipava le consultazioni, perché pensavamo fosse importante per tutta l’Organizzazione aprire un confronto generalizzato e preventivo al voto, con la pluralità delle posizioni.

A questo punto pare lecito chiedersi se sia sempre possibile discutere ampiamente del Testo Unico, visto che nei Congressi – quando più e quando meno – non è stato possibile: pertanto scegliamo anche noi, dopo aver letto sui giornali quella a firma dei segretari generali di Roma-Lazio e Lombardia, di scrivere una lettera aperta.

Non siamo d’accordo con i contenuti del Testo Unico sulla Rappresentanza: riteniamo sbagliato il modello sindacale tracciato e consideriamo pericolose le ricadute sui lavoratori. Crediamo, inoltre, che la firma sul Testo Unico senza alcun confronto preventivo con delegati e lavoratori abbia creato un precedente dannoso per la democrazia nella nostra organizzazione e che le peraltro pochissime assemblee informative che si stanno tenendo, con la sola posizione favorevole, con Cisl e Uil che non hanno sentito neanche il dovere di far votare i propri iscritti, creino un altro precedente altrettanto grave.

I lavoratori non hanno più l’ultima parola: il Testo Unico rende validi i contratti aziendali approvati dal 50%+1 della Rsu senza bisogno di metterli al voto. I delegati hanno più responsabilità, ma con meno «potere» (perché esposti alle sanzioni e affiancati dalle strutture sindacali solo quando si tratta di andare in deroga con modifiche peggiorative) e questo li rende più deboli e ricattabili. Non saranno le sanzioni e gli arbitrati a evitare azioni unilaterali e accordi separati, anzi le tensioni aumenteranno, i rapporti tra le organizzazioni sindacali e i lavoratori saranno ancora più difficili e i delegati di base non avranno la libertà di azione finora esistente. Non è ammissibile avallare un sistema che esclude le sigle sindacali non firmatarie del Testo Unico.

Inoltre, il Testo Unico lega la fruizione di alcuni diritti sindacali alla firma del Contratto collettivo nazionale di lavoro o comunque alla definizione della piattaforma, contravvenendo in questo senso alla sentenza della Corte costituzionale.

La Cgil ha bisogno di un confronto vero e dialettico sul merito dell’accordo a tutti i livelli dell’organizzazione e in tutti i luoghi raggiungibili. La portata delle questioni in ballo è tale da rendere ineludibile questo ragionamento evitando, come hanno fatto i segretari Cgil di Roma-Lazio e della Lombardia, di acquistare pagine di giornale per fare «editti».

Utilizzare il logo Cgil per esprimere pensieri individuali non è lo stile dell’organizzazione da noi conosciuta, usare la propria posizione e le risorse per scaricarle come fosse una «clava» è stato un errore grave, tra l’altro senza alcuna approvazione degli organismi preposti. Questo nuovo stile rende urgente il chiarimento «interno» all’organizzazione con gli strumenti esistenti e se necessario lottando fino in fondo contro questi «personalismi». Dobbiamo attivarci ed essere vigili per evitare la deriva della nostra organizzazione.

*** Delegate e delegati «Per il lavoro e la democrazia» della Cgil di Roma e Milano