Bartolini Lorenzo, busto di Napoloene I imperatore, 1805

«Un’archeologia delle immagini del potere». È quella cui si dedicò Napoleone guardando all’antico, consapevole di poter «piegare» la storia del passato romano, sia repubblicano che imperiale, a un uso moderno – soprattutto per narrare l’epopea della sua forza militare.

È COSÌ CHE BONAPARTE (di cui ricorre nel 2021 il bicentenario della sua morte) intrise la sua esistenza – sia pubblica che privata – di riferimenti a modelli antichi, dall’imitatio Alexandri a Cesare ed Augusto, non dimenticando l’ardente passione per le gesta di Annibale, il generale cartaginese che ammirava in modo incondizionato e con il quale non disdegnava il confronto durante le campagne di conquista. Da giovane, si formò leggendo le Vite di Plutarco e anche quelle dei «massimi condottieri» di Cornelio Nepote, più tardi collezionò statue e ritratti dei suoi eroi in una galleria adibita a ricordare gli altrui e propri trionfi. L’esposizione Napoleone e il mito di Roma, allestita ai Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali (a cura di Claudio Parisi Presicce, Massimiliano Munzi, Nicoletta Bernacchio e Simone Pastor, visitabile fino al 30 maggio) indaga l’attrazione fatale che legò Bonaparte al mondo classico (anche se mai arrivò nella capitale), fa un’incursione negli scavi compiuti dal Governo napoleonico di Roma presso il Foro di Traiano e ripercorre le tappe dell’egittomania che segnò quel secolo.

TRE LE SEZIONI che ordinano il percorso di «lettura», facendo leva su oltre cento opere – tra cui sculture, dipinti, stampe, medaglie, gemme – provenienti dalle Collezioni capitoline nonché da importanti musei italiani ed esteri (anche riproduzioni e copie). Il bronzo di Lorenzo Bartolini che ritrae Napoleone I Imperatore (in prestito dal Louvre) lo consegna ai posteri vestito all’antica, con la corona d’alloro e le fattezze di un imperatore romano, mentre l’aquila diventa vessillo militare anche francese e la Colonna di Traiano una fonte d’ispirazione per quella di Vendôme sulla quale torreggia il Napoleone-Cesare.
Roma divenne città imperiale dal 1809 al 1814: negli ultimi due anni ebbe luogo la distruzione dell’isolato a sud della Colonna traianea per far posto a una grande piazza che valorizzasse il monumento. L’idea urbanistica era quella «parigina», radicata su un’immagine di grandeur.