Carlotta Sami, portavoce Unhcr, ieri era al centro Mondo migliore di Rocca di Papa. Ai cronisti ha raccontato: «Sono persone che hanno bisogno di protezione e sicurezza e qui l’hanno trovata. Ci sono bambini e famiglie che scappano da guerre, regimi e persecuzioni. Sono tutti ragazzi e ragazze molto giovani, quasi ventenni, le ragazze mi hanno raccontato di aver passato cose che nessuna donna dovrebbe passare». Sono stati tenuti insieme sotto terra, in un magazzino, alcuni per un anno, altri per due. «Nel periodo in cui erano tenuti in cattività – prosegue Sami – sono nati 16 bambini, tutti morti prima dei quattro mesi di vita. Questo dice tutto su ciò che hanno passato e su ciò che si può e si deve dare a queste persone per rendere il paese civile. Dare accoglienza ai rifugiati è sacrosanto».

Poi ci sono le testimonianze dirette: «Sono stato venduto cinque volte come schiavo» oppure «sono in viaggio da due anni, ho attraversato il deserto del Sudan e poi mi hanno rinchiuso nei campi di prigionia libici». Sono 94 uomini e sei donne, il più piccolo è appena maggiorenne, la maggior parte vorrebbe lasciare l’Italia. «I giovani stanno bene – ha spiegato il direttore sanitario, Maurizio Lopalgo -. Sono stanchi e denutriti, provati dal viaggio, ma non presentano segni di malattie organiche». La Caritas, che sta gestendo l’operazione, ha messo in campo i mediatori culturali per approfondire le storie personali dei cento eritrei, potrebbero avere ad esempio familiari da raggiungere.

Entro pochi giorni saranno ricollocati in una trentina di diocesi italiane da nord a sud, che spontaneamente hanno aderito. Partiranno in piccoli gruppi. Napoli, ad esempio, ne accoglierà tra i sei e gli otto. Al momento dell’arrivo, ha raccontanto Angelo Chiorazzo, direttore della Cooperativa Auxilium che gestisce il Centro, i circa 300 migranti già ospiti della struttura li hanno accolti con un applauso. «Hanno documentato di essere stati venduti più volte – ha concluso Sami -, ogni volta che questo accadeva venivano torturati per estorcere alle loro famiglie del denaro. Hanno due pensieri: per coloro che sono rimasti in Libia e ricostruirsi una nuova vita contribuendo allo sviluppo del paese che li ospiterà. Siamo venuti io e il rappresentante regionale dell’Agenzia delle nazioni unite per i rifugiati a incontrare questo gruppo prima che vengano trasferiti. Innanzitutto vogliamo riconoscere l’importanza da parte del Vaticano e del papa nell’aver accolto e sostenuto la risoluzione di questo stallo. Vorrei anche sottolineare il fatto che queste persone che sono state accolte qui dovrebbe rendere orgogliosa l’Italia».

L’intera operazione sarà coperta dai fondi dell’8xmille, con il coinvolgimento della Conferenza Episcopale Italiana. La Chiesa, su indicazione del pontefice, negli ultimi tre anni ha accolto oltre 26mila migranti, spesso in famiglie e parrocchie, ad esempio con il progetto «Rifugiato a casa mia». Soprattutto ha attivato i corridoi umanitari, gli unici (dopo la fine del decreto flussi) che hanno consentito l’arrivo legale di migranti in Italia.