Una grande prova di equilibrismo, per aumentare un po’ il potere d’acquisto: è l’alchimia della finanziaria francese per il 2019, presentata ieri dal governo.

Sulla carta, arrivano 6 miliardi alle famiglie (tra taglio alla tassa sulla casa, diminuzione di contributi su salari e straordinari), ma soprattutto 18,8 miliardi per le imprese (stabilizzazione dei vantaggi fiscali del vecchio credito di imposta per l’innovazione e l’occupazione oltre a sgravi di contributi).

La filosofia di fondo è quella del «macronismo»: fare in modo che il lavoro paghi.

Ma questo programma deve fare i conti con un rallentamento della crescita, prevista solo a +1,7% nel 2019.

La Francia è uscita solo di recente dalla procedura di deficit eccessivo, e con il bilancio 2019 resta nei parametri europei, con un deficit al 2,8%.

Il governo si arrampica sui vetri e spiega che il deficit in realtà sarà all’1,9%, ma che la cifra cresce al 2,8% perché nel 2019 deve calcolare i 20 miliardi della trasformazione del vecchio credito di imposta in taglio perenne ai contributi oltre a dover inserire il debito della Sncf Reseau, un impegno preso in occasione della difficile trattativa con i ferrovieri della scorsa primavera per imporre le riforma delle ferrovie.

La Francia ha un debito al 97,7%, con tassi di interesse però molto vicini a quelli tedeschi. Ma intanto il governo cerca altre entrate: da ieri è tornata sul tavolo l’ipotesi di una eco-tassa sui camion. Ma si muove con estrema prudenza su questo terreno, che potrebbe scatenare la protesta del trasporto su gomma.

Per il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, l’obiettivo sarebbe rilanciare l’economia diminuendo al tempo stesso la spesa pubblica.

Le opposizioni contestano questa lettura della finanziaria: «Un’operazione di comunicazione» per il Ps, che non corregge le ineguaglianze, «un’occasione mancata» e «un’impostura» per i Républicains, che criticano al contrario la mancanza di diminuzione della spesa pubblica (meno 0,6%, ma resta una delle più forti al mondo, intorno al 56% del Pil).

La sinistra continua a sottolineare l’eccesso di misure pro-impresa, che non hanno dato i risultati promessi in termini di investimenti e occupazione (la disoccupazione è al 9%). Inoltre, la sinistra ricorda che l’abolizione della patrimoniale (ridotta a una tassazione del capitale immobiliare) ha regalato 5 miliardi ai più ricchi (con una flat tax sui redditi da capitale al 30%).

Invece, i 6 miliardi per le famiglie sbandierati ieri dal governo in realtà si riducono a 3-3,5 miliardi, secondo l’Ofce, (Osservatorio francese sulla congiuntura economica).

I tagli al numero di dipendenti pubblici sono stati rivisti un po’ al ribasso (4.100 invece dei 4.500 minacciati).

I «perdenti» maggiori restano i pensionati, che devono non solo continuare a pagare in grande maggioranza la Csg (contributo sociale) ma che non avranno nessun aumento.

In leggera crescita, invece, i «minimi sociali», gli assegni per i più poveri.