L’ipotesi di mediazione tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo venuta dalle assemblee dei gruppi parlamentari è solo un modo per mantenere ancora una parvenza di unità, una formula temporanea per evitare di schierarsi fin da ora, o è davvero una strada percorribile? Questo è quello che si sta cercando di verificare in queste ore di silenzio dei leader.

GIUSEPPE CONTE non si è mai espresso dopo aver ricevuto Luigi Di Maio, che gli ha consegnato i dubbi circa una scissione che avrebbe esiti disastrosi per tutte le parti in campo. La camera di compensazione, secondo i fautori di questa ipotesi, dovrebbero essere proprio i parlamentari e la loro forza di pressione: all’interno delle assemblee degli eletti si dovrebbero discutere le modifiche alla bozza di statuto di Conte in modo da individuare un compromesso tra garante e nuovo leader. Il deputato Luigi Gallo, ad esempio, la spiega così: «Ne usciremo come comunità ancor più forte e ancor più determinante per il destino del paese solo se Giuseppe Conte e Beppe Grillo faranno un mezzo passo indietro e lasceranno lavorare allo statuto anche l’intera comunità del M5S, per fare tutti insieme un passo in avanti». Carlo Sibilia, sottosegretario all’interno, garantisce «massimo supporto» al percorso di mediazione dei capigruppo e invita ad abbassare i toni: «Servono meno tifoserie, più equilibrio e studio dei regolamenti».

GLI ELETTI dovrebbero insomma audire i protagonisti dello scontro, ascoltare le loro ragioni, sondare le rispettive disponibilità e poi consegnare loro una proposta per uscire dal vicolo cieco in cui si sono cacciati al voto degli iscritti. Un senatore, a taccuini chiusi, sostiene però che questa ipotesi è sì tutt’ora in campo ma solo formalmente. Sarebbe già superata dai fatti e dai veti incrociati. «Noi parlamentari diciamo di confidare ancora in una ricucitura – riferisce la fonte – Ma sappiamo che è di fatto impossibile. Lo strappo è stato volutamente troppo profondo». Secondo questa versione, l’ostacolo a ogni mediazione è rappresentato proprio dal garante, considerato ormai inaffidabile: «In molti ritengono che Grillo non abbia più l’autorevolezza per guidare una forza politica credibile», riferisce ancora il senatore che chiede di restare anonimo.

DEL PARERE OPPOSTO è l’ex ministro Danilo Toninelli, schierato con Grillo: «La fiducia nei confronti di Conte da parte di Grillo sembra essere venuta meno – afferma Toninelli – Grillo fa capire che potrebbe non essere la persona adatta e lo dobbiamo accettare. Ma questo non vuol dire che il Movimento 5 Stelle è morto».

È IN QUESTO contesto che Vito Crimi inaugura il nuovo sito del M5S, che era privo di un organo telematico da quanto il Blog delle stelle era rimasto in mano a Davide Casaleggio. Dal nuovo dominio pentastellatomovimento5stelle.eu, il reggente ha convocato le elezioni digitali per il comitato direttivo, disattendendo l’indicazione di Grillo che voleva si tenessero su Rousseau. Tra i tanti dubbi legali, e i rischi di ricorso che vengono amplificati dalle tensioni incrociate, c’è il fatto che gli iscritti attuali al M5S avevano aderito tutti tramite la piattaforma di Casaleggio. Secondo l’interpretazione di Lorenzo Borrè, avvocato e sommo esperto di cavilli grillini, fin quando le regole formali restano invariate sempre da lì dovrebbero essere informati di appuntamenti che riguardano. Al contrario, i sostenitori del ricorso a Sky Vote sostengono che il Garante della privacy avrebbe riconosciuto al M5S la piena titolarità sulla gestione database degli iscritti e dunque anche la scelta sulle modalità di voto.

IL COMITATO dei garanti, avamposto dei contiani nel cuore del Matrix grillino, ha anche diramato il regolamento per il voto. Anche questo è un tema che viene letto nella chiave della trattativa in corso. Gli ottimisti sono convinti che la scelta della nuova piattaforma non sia uno sgarro a Grillo o un modo per occupare caselle in vista di una guerra di trincea tra diverse fazioni, ma che serva a sgomberare il campo da un tema divisivo, visto che la maggior parte dei parlamentari (anche quelli più vicini al fondatore) a tornare tra le braccia di Davide Casaleggio non ci pensano proprio.