Mentre Roberto Fico mette attorno a un tavolo gli esponenti della maggioranza, nel Movimento 5 Stelle i parlamentari si riuniscono in base alla commissione di appartenenza e provano a formulare delle proposte programmatiche. È qui che si sposta il dissenso, dopo che il fronte dei «Mai con Renzi» è stato travolto dagli eventi. Alessandro Di Battista tace, dopo essersi dissociato dalle manovre di ricomposizione, e gli eletti temono di essere finiti nella trappola di Renzi.

I parlamentari dicono la loro secondo un meccanismo simile a quello che nell’estate del 2019 aveva portato alla nascita del governo giallorosso, anche se lo spirito è molto verso. Diciotto mesi fa, la scelta di entrare in maggioranza era avvenuta soprattutto grazie alla spinta di molti parlamentari che avevano colto al balzo la crisi dell’accordo con la Lega per spingere il M5S verso il Pd e avevano riversato un certo entusiasmo sulla fase che si stava aprendo, coltivando speranze di ridefinire l’equilibro dei rapporti interni. Questa volta, gli eletti assistono ai lavori del tavolo di maggioranza cui inviano le loro indicazioni programmatiche. Ma il momento non pare di quelli fondativi di un nuovo corso, il M5S è piuttosto sulla difensiva. Circola il timore che si debba strappare una mediazione al ribasso, nulla di più.

I nodi da sciogliere non sono pochi, sono quelli che si trascina la maggioranza da un anno con toni che si sono inaspriti negli ultimi mesi. C’è il Mes, che i grillini pensavano fosse ormai archiviato ma che i renziani hanno rimesso sul piatto. Ci sono le infrastrutture e le grandi opere, e qui il rischio che sullo sblocco alle trivelle la maggioranza ceda definitivamente è sempre più concreto. C’è la prescrizione, e qui anche il Partito democratico affianca Italia Viva, tanto che Roberta Lombardi apre uno spiraglio «Non si torna indietro sulla cancellazione – dice Lombardi – Si tratta di una battaglia di civiltà giuridica ma si possono trovare punti di caduta, ad esempio su quando far inserire la prescrizione. Se c’è onestà intellettuale, si può arrivare a un accordo». Sul reddito di cittadinanza, Luigi Di Maio scrivendo al Foglio e lanciando il suo personale programma di governo (nel senso che non era esattamente quello del M5S) aveva concesso la disponibilità ad aggiustamenti in corsa. Ma per capire l’aria tira basta ascoltare un deputato come Luigi Gallo, che certo non è vicino a Di Battista, chiedere che la misura venga semmai rafforzata. Difficile che si arrivi a tanto, considerato anche che fosse per i renziani sarebbe da mettere in discussione anche Pasquale Tridico, il presidente dell’Inps in quota M5S.

Sulle riforme costituzionali, il M5S ha portato al tavolo di Fico la lista delle sue rivendicazioni (dalla tutela dell’ambiente in Costituzione al voto al senato per i diciottenni e le preferenze fino al referendum propositivo). E poi molti grillini sostengono la necessità di andare in fondo alla concessione di Autostrade e la legge sul conflitto di interessi. Insomma, attorno al «cronoprogramma» si va ricomponendo il filo del dissenso che si era espresso sul Mes, che nei giorni precedenti all’apertura ufficiale della crisi aveva provato a sostenere che i 5 Stelle dovessero far valere il loro peso e alzare la voce. E che oggi lavora per fare emergere le contraddizioni del «patto di legislatura».

Rosa Silvana Abate, senatrice, fa capire che l’atteggiamento è quello di aspettare al varco i vertici. «Io faccio l’avvocato, parlo con i documenti – dice Abate – Massima fiducia nel premier Conte e nei colleghi M5S seduti al tavolo delle trattative, poi ognuno di noi farà le sue considerazioni. Quello che è successo è sotto gli occhi di tutti. È tutto in itinere: vediamo quello che verrà fuori». «Sarà inaccettabile qualsiasi ricatto e aumento del potere negoziale di Matteo Renzi», scrive su Facebook il deputato Cristian Romaniello. Anche per lui il tema non è il fatto che si ritorni coi renziani ma che si debba cedere terreno. «Non mi sconvolge lo scenario di un rientro di Iv – prosegue – Ma pretendo un equilibrio basato sulla legittimità, sulla volontà espressa dai cittadini».