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Gli elefanti sono a rischio, aiutiamoli

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Dai 12 milioni stimati un secolo fa ai 415.000 dell’ultimo censimento. È allarme estinzione per gli elefanti del continente africano dove sopravvivono due specie distinte: l’elefante di savana classificato «in […]

Pubblicato più di un anno faEdizione del 11 maggio 2023

Dai 12 milioni stimati un secolo fa ai 415.000 dell’ultimo censimento. È allarme estinzione per gli elefanti del continente africano dove sopravvivono due specie distinte: l’elefante di savana classificato «in pericolo» e l’elefante di foresta classificato in «pericolo critico», ovvero a elevato rischio di estinzione a breve termine.

Il bracconaggio resta la causa principale del declino di entrambe le specie. Si stima che ogni anno vengano uccisi circa 20.000 elefanti (uno ogni 26 minuti) per il commercio illegale di avorio a cui si aggiungono quelli uccisi per i conflitti con l’uomo, purtroppo in crescita a causa della deforestazione legata alla ricerca di nuovi terreni da coltivare per alimentare gli allevamenti intensivi dell’occidente, ma anche per la carenza di cibo o di acqua.

L’elefante (il più grande mammifero terrestre oggi vivente sul nostro Pianeta) ricopre un ruolo cruciale nell’ecologia di savane e foreste. Questi pachidermi sono dei veri e propri «ingegneri» del loro habitat: aprono radure e camminamenti e determinano la distribuzione della vegetazione favorendo così le condizioni per la diffusione di altre specie animali. Con i loro escrementi contribuiscono a concimare il suolo, spesso arido e poco ricco di nutrienti, e, mangiando i frutti di più di cento specie arboree differenti, contribuiscono a disperderne i semi. Alcuni alberi, poi, riescono a riprodursi efficacemente soltanto se i semi sono stati prima digeriti dallo stomaco di un elefante perché i succhi gastrici svolgono una funzione di attivazione della germinazione.

Ma gli elefanti sono anche importanti alleati nella lotta al cambiamento climatico: un recente studio ha mostrato come gli elefanti delle foreste dell’Africa Centrale, preferendo cibarsi di alberi a crescita rapida, facilitino la diffusione di quelli a crescita lenta che, grazie ad una più alta densità di legno, sono capaci di sequestrare più carbonio dall’atmosfera. Gli scienziati stimano che senza la presenza degli elefanti la foresta pluviale africana perderebbe il 7% della sua capacità di immagazzinare carbonio.

Il Wwf da più di 30 anni promuove programmi di conservazione in Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo e Gabon, tutti Paesi dove sopravvive l’elefante di foresta. E sono numerose le attività concrete promosse dall’organizzazione al fine di conservare e proteggere le popolazioni degli elefanti africani: lo sviluppo del programma Zero Poaching contro il bracconaggio, la collaborazione con il programma TRAFFIC per ridurre il commercio di avorio, gli interventi a favore delle comunità locali attraverso lo sviluppo di attività economiche, educazione ambientale, assistenza medica e sostegno alla scolarizzazione. Con il recente Progetto Una foresta per gli elefanti (a cui si può contribuire fino al 21 maggio con un sms al 45594) da realizzarsi nel Parco di Ntokou Pikounda nel territorio del Tridom (Gabon, Camerun, Repubblica del Congo), si lavorerà attraverso azioni di studio e monitoraggio con foto trappole, analisi genetiche, rafforzamento del sistema antibracconaggio, oltre che prevedere un’intensa attività per migliorare la convivenza tra elefanti e comunità locali, prevenendo i conflitti attraverso un nuovo approccio, denominato SAFE, che punta al raggiungimento di 5 obiettivi: sicurezza per le persone e per la fauna selvatica, protezione dei beni, protezione dell’habitat e monitoraggio efficace.

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