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Il centro piacentiniano di Bergamo, così com’è denominato il vasto intervento urbanistico ideato da Marcello Piacentini per la città lombarda tra il 1912 e il 1927, non vi contribuirono solo Luigi Angelini, Giovanni Muzio e Ernesto Suardo, ma anche Alziro Bergonzo vincitore nel 1937 del concorso per il Palazzo Littorio. Non è l’ultimo edificio che completa l’edificazione dell’isolato urbano dove sorgeva un tempo l’antico Ospedale di San Marco, perché sarà concluso solo nel 1954. Certo è tra i più rappresentativi della solennità dello stile del Fascismo, non ancora «arcaicizzazione del moderno», come accadrà a Roma con l’Esposizione universale mancata del 1942.

Alla storia di questo importante edificio è dedicato il saggio di Angelo Colleoni e Melania Licini dal titolo Nel centro della cultura (Bolis Edizioni, pp. 191, euro 25), da segnalare non solo perché colma una lacuna storiografica – nel Mussolini architetto (Einaudi, 2008) di Paolo Nicoloso Bergamo è citata solo per la piacentiniana Torre dei Caduti – ma soprattutto per la descrizione dello straordinario apparato decorativo interno ricco di affreschi: quelli visibili ma bisognosi di restauro (Antonio Giuseppe Santagata) e quelli da scoprire (Contardo Barbieri), perché ricoperti da tinteggiature avvenute nel dopoguerra, senza parlare poi dei bassorilievi in marmo (Edoardo Villa) e degli elementi di arredo dell’epoca. Come suggeriscono gli autori, un restauro filologico è possibile e urgente. Una volta restaurato l’edificio potrebbe essere consegnato alla città con nuove funzioni culturali trasferendo in altra sede l’attuale Prefettura e la sede del Corpo forestale dello Stato. Le soluzioni non mancano. Si verrebbe così a formare nel centro piacentiniano un singolare «Asse della Cultura» che ha origine nell’architettura razionalista di Bergonzo e giunge fino al teatro Donizetti attraversando in linea retta piazze (della Libertà e Dante) e edifici del centro piacentiniano in un’originale organizzazione di funzioni che danno significato autentico a ciò che oggi in modo troppo generico si definisce spazio pubblico, ma che a Bergamo può incontrare nuove e interessanti proposte.