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Gli atenei ritrovano 75 milioni

Gli atenei ritrovano 75 milioniStefania Giannini

Governo Retromarcia: nell'ultima versione del decreto i tagli ai bilanci delle università per il 2014 e il 2015 non ci sono più

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 24 aprile 2014

Prima Renzi e Padoan hanno tagliato. Poi, risvegliata di botto dall’assopimento pre-elettorale, la ministra dell’Istruzione Giannini ha chiamato «accantonamenti contabili» i tagli da 75 milioni ai bilanci dei 66 atenei italiani per il 2014 e il 2015. Gli accantonamenti previsti venerdì scorso in una delle fantomatiche bozze del decreto sul cuneo fiscale erano un eufemismo complesso con lo stesso valore del “pagherò”: il Miur, già sbrindellato da 9,5 miliardi in tagli, avrebbe assicurato al governo 75 milioni da una delle sue tante voci di spesa, non necessariamente dal fondo per gli atenei.

L’alibi è dovuto sembrare improbabile anche a un governo che non ha molto senso dell’umorismo, ma certamente ancora il senso del ridicolo. I tagli c’erano eccome e ieri, a poche ore dalla pubblicazione del decreto in gazzetta ufficiale, c’è stato il dietrofront clamoroso. Gli «accantonamenti» nella nuova versione del testo non ci sono più: depennati l’articolo 52 e i relativi commi, che riguardavano l’università e un taglio non precisato al fondo per gli enti di ricerca vigilati dal Miur. Nell’attuale versione i sacrifici imposti al Miur saranno solo quelli di tirare la cinghia sulle gare per beni e servizi, di solito appaltati all’esterno coinvolgendo cooperative che lavorano in outsourcing.

Per il 2014 dovranno arrivare nel gran calderone del fondo predisposto dal governo 6,3 milioni, 9,4 per il 2015 e il 2016. Il totale messo in preventivo dal decreto è di 200 milioni e riguarda le spese di tutti i ministeri. Ammesso che sia quello che verrà firmato da Napolitano, nel testo sembra emergere la stessa norma che obbligherà ad esempio gli enti locali a tagliare la spesa sanitaria per l’importo previsto dal governo entro 60 giorni, altrimenti sarà il commissario alla spending review a tagliare in maniera lineare. All’articolo 50, comma 44, avverrà lo stesso all’istruzione, se non taglierà i fondi per l’acquisto di beni e servizi.

Nell’immensa partita di giro dei tagli alla spesa pubblica, mirati a costituire il capitale necessario a Renzi per finanziare il bonus elettorale del taglio all’Irpef, l’università e la ricerca sembrano essere state risparmiate. Al momento sulla graticola sono finiti gli enti locali e le regioni, tutti in rivolta.

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