Meno male che si accapigliano nella rete. Altrimenti finirebbe a pesci in faccia, a morsicate sulla testa, e qualcuno si strapperebbe pure i capelli se lo psicodramma penta stellato non si esaurisse nello spazio virtuale del blog più caldo del mondo. Gli insulti, gli strali, i distinguo, le precisazioni, pure le lacrime. E tanta rabbia, contro ma soprattutto in favore della decisione suggerita dal Capo. L’espulsione. A migliaia commentano, erano quasi duemilacinquecento appena dopo la cacciata dei quattro senatori colpevoli di dissenso e di “aperturismo” verso il Pd. E’ stato il caos per tutto il giorno tra i fans di Beppe Grillo (sempre la maggioranza) e i diversamente grillini, quei non molti che almeno ieri hanno avuto la forza di palesarsi sulla tastiera per esprimere tutto il loro disagio per la gestione dilettantesca della faccenda. Tra le varie rotture del movimento questa forse è la più lacerante. “In ogni caso – scrive una certa Maria da Roma – i media ci massacreranno. Amici! Vi prego! Datemi il link della riunione dove il gruppo ha deciso l’espulsione”. Questa è una richiesta disperata che fanno in tanti, vogliono vedere per credere e per capire (prima di votare). C’è chi ha votato no, perché “la dialettica interna va salvaguardata, e chi pensa che così “ci facciamo una pessima figura”. Questo più o meno è il pensiero della maggioranza più silenziosa, anche se non mancano le critiche più spietate rilanciate dalla agenzie: “A furia di espellere tutti ne rimarrà uno solo”, oppure “Ci stiamo trasformando in un partito vero e proprio”. Ma non si può negare che sul blog la maggioranza, anche questa volta, si è irrigidita sulle posizioni di Beppe & Casaleggio: “Forza Beppe, mai con i partitacci”. A proposito, il travaglio emotivo in salsa grillina per tutta la giornata riesce almeno a far dimenticare i contorcimenti che da settimane agitano il partito di Matteo Renzi (e Pippo Civati). E per i “civatiani” l’autogol del M5S rischia addirittura di essere l’unica buona notizia da qualche mese a questa parte. Il premio di consolazione. Con l’attitudine dell’avvoltoio che vola piuttosto basso, già ieri sera qualche esponente della “sinistra” bastonata del Pd infatti ha cercato di prefigurare scenari da manifesto delle minoranze diseredate, della serie “dissidenti di tutto il mondo unitevi”. E chissà, forse solo così, tutti felicemente insieme, gli eventuali transfughi democratici e grillini potrebbero non perdersi tra gli scranni del gruppo misto. Il primo a provarci è l’ex direttore di RaiNews Corradino Mineo: “Da tempo alcuni di noi dialogano con questi senatori di cui abbiamo assoluto rispetto e con cui siamo assolutamente solidali. Siamo disposti ad aiutarli per la costituzione di un gruppo parlamentare autonomo”. Ma è tutto il Pd a ritrovarsi come per incanto solidale con i “colleghi senatori”, se non altro quando il nemico si chiama Beppe Grillo. Su tutti, detta la linea il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda. “Grillo – dice – ha davvero un atteggiamento da caporale. Mi auguro che i senatori cosiddetti dissidenti non si dimettano dal Senato, non sarebbe giusto e non sarebbe nemmeno democratico”. Quanto ai peones del Pd, mai come in questa occasione possono sfogarsi in tutta libertà. “Come showman Grillo faceva ridere – attacca la senatrice e componente della direzione Isabella De Monte – come leader di un partito invece costringe alle lacrime i suoi parlamentari, e probabilmente anche i suoi elettori. Questa è la condanna peggiore per un comico”. Il senatore Francesco Scalia si fa prendere un po’ la mano, rischiando di fare la figura del bue che dà del cornuto all’asino: “Il blog ha emesso la fatwa, Grillo ha decretato di fatto anche la morte del M5S. Gli italiani non amano i bulli. Sono certo che il senato respingerà le dimissioni dei colleghi”. Il deputato Federico Gelli alza il tono optando per quello del profeta: “E’ una brutta giornata per la democrazia, tra accuse inventate, processi senza diritto di replica, firme falsificate, la rete ridotta a gogna pubblica”. Poi comincia a sognare: “Arrivare a questo punto significa calpestare le istituzioni dove l’epurazione ha preso corpo, è la rappresentazione plastica del declino di Grillo, iniziata con l’arrivo di Matteo Renzi”. Forse ha ragione. Matteo, del resto, è un vero fuoriclasse: settimana scorsa mica si è limitato a far fuori quattro senatori per caso.