Il pensiero economico dominante afferma che le nuove tecnologie hanno permesso di ribaltare un vecchio sistema imprenditoriale fordista, ponendo l’«individuo-consumatore» al centro di ogni scelta strategica. Per quanto riguarda la cosiddetta economia della conoscenza, produrre idee è la base per lo sviluppo di ricchezze immateriali, gli intagible assets, incentrate sull’autostentamento e sulla possibilità di crescita e di espansione. Cultura e creatività sono i cardini della conoscenza, in grado di valorizzare le energie, le idee, i talenti, puntando sulle nuove generazioni e su un know-how specialistico basato sulle competenze informatiche e tecnologiche.Seguendo questa concezione dell’attività economica, La Fondazione Symbola e Unioncamere, in una ricerca quantitativa, hanno individuato una serie di nuove professioni creative e culturali, quelle figure intellettuali scientifico-tecnologico sia del mondo dell’Ict che di quello più «tradizionale». Secondo questo rapporto nel 2015 sono quasi 106.000 le assunzioni programmate dalle imprese dell’industria e dei servizi di figure professionali creative e culturali, pari a circa il 15% delle 700.000 complessive censite dall’Istat. Ma quale figura viene maggiormente richiesta?

I cuochi, Nel 2015 ne sono stati assunti 24.240. Il secondo posto va ai tecnici delle vendite e della distribuzione (10.170), a seguire gli analisti e progettisti di software (8.050) e disegnatori industriali e professioni assimiliate (4.470). Il numero dei tecnici del marketing arriva alle 3.800 assunzioni, mentre sale anche quello dei tecnici programmatori che si assesta intorno alle 2.900. Rientrano in questo ambito anche pittori, scultori, disegnatori e decoratori con 2.700, mentre i falegnami sono circa 1.800 e infine i sarti raggiungono 1.700 nuovi posti di lavoro. Il mondo della cinematografia nel 2015 ha raggiunto 1.400 nuove richieste di registi, direttori artistici, attori e sceneggiatori, in più 1.300 figure relativi ai macchinisti e attrezzisti di scena. Invece nel settore artigianale tra le professioni più richieste nel 2015 figurano i falegnami dell’edilizia con 3.400 assunzioni. Nulla che vedere dunque con il mondo patinato dipinto dai cultori delle industri creative. In ogni caso, va sottolineato il fatto che oggigiorno per aumentare le possibilità di ingresso nel mercato del lavoro dei «creativi» come in quello tradizionale è necessario sviluppare tutta una serie di competenze trasversali, di natura attitudinale, che completano le competenze acquisite nel periodo dell’istruzione in grado di poter apportare un valore aggiunto al team lavorativo o al processo produttivo. Quindi «muoversi su più campi» sembra essere una chiave di lettura fondamentale per poter lavorare in ambiti sempre più internazionalizzati e multidisciplinari.
Le imprese, dal canto loro, richiedono capacità di lavorare in gruppo (39%), la capacità di lavorare in autonomia (33,8%), flessibilità e adattamento (32%), la capacità di risolvere problemi (31,9%) e la capacità comunicativa scritta e orale (27,8%). Un altro aspetto decisivo è rappresentato dalle competenze digitali e informatiche, infatti per l’11,7% dei casi diventa una componente imprescindibile per potenziare gli affari di una azienda. Il complesso delle professioni creative e culturali fa emergere un aspetto particolare legato al riconoscimento dell’importanza di ogni singola competenza analizzata ben superiore rispetto ai casi delle altre professioni. Ciò indica un atteggiamento più «esigente» per queste figure professionali, chiamati a svolgere funzioni spesso altamente specializzate in sinergia con l’intero processo ideativo e produttivo.
Infine fanno parte di questo articolato insieme i produttori di beni altamente originali frutto di una manifattura artigianale-artistica, tra i quali sono presenti i soffiatori, modellatori e levigatori del vetro, gli artigiani addetti alla lavorazione artistica del legno o dei tessuti, i decoratori di vetro e ceramica, i marmisti, gli orafi e i pastai artigianali. Per tutte queste figure professionali artigianali, le imprese riservano in generale meno attenzione ai giovani, puntando invece su profili che hanno maggiore esperienza di lavoro. Ciò dovuto al fatto che molte di quelle competenze fondamentali sono acquisibili solo sul posto di lavoro. La contraddizione che si evince tra giovani lavoratori e esperienza richiesta, viene superata in Italia grazie al potenziamento di percorsi formativi post secondari, come gli Istituti Tecnici Superiori, volti all’apprendimento di competenza esperenziali acquisibili attraverso percorsi alternativi scuola-lavoro.