I dati di ieri sono allarmanti: che i pensionati italiani non se la passino bene, ce lo dice già l’esperienza quotidiana, le persone che conosciamo, i fatti di cronaca. Ma a preoccuparsi è, a un livello più alto, il sindacato: da anni i governi non rispondono alle domande della fascia più anziana della popolazione, e adesso sembra che – finalmente – un emendamento alla legge di stabilità rivaluterà le pensioni fino a sei volte il minimo. Il «sembra» è d’obbligo in quanto un’analoga riforma, molto attesa dallo Spi Cgil, è saltata all’ultimo momento al Senato. Carla Cantone, segretaria dello Spi, è molto attiva nel sostenere la piattaforma degli over 60, ma ultimamente è ritornata al centro delle cronache anche per il suo sostegno al candidato Pd anti-Renzi, Gianni Cuperlo.

Il Paese è attraversato da movimenti e proteste: dai metalmeccanici ai forconi, mentre la politica sembra asserragliata in un fortino, e forse è ancora più difficile farsi sentire senza urlare. I pensionati con chi stanno?

Noi abbiamo la nostra piattaforma, che chiede la rivalutazione delle pensioni, a partire da quelle più basse, la tutela del welfare e dei servizi pubblici come diritto universale. Non ci muoviamo da questi punti, perché sono quelli che interessano gli anziani: persone che, ricordiamolo, oggi spesso reggono intere famiglie, giovani coppie e precari. Mentre invece mi preoccupano mobilitazioni poco chiare, che definisco inquietanti, come quelle dei forconi, con minacce, attacchi alle sedi sindacali, infiltrazioni malavitose. Uno scavalcare la democrazia che rovina le pur giuste ragioni di disagio sociale che stanno alla base, e che francamente mi fa paura.

Queste proteste chiedono che il governo vada a casa. Per un altro verso, la bocciatura del «porcellum» ha sollevato la stessa richiesta da Berlusconi e Grillo: secondo i due leader, ormai chi ci governa è «illegittimo». Allo Spi Cgil cosa ne pensate?

Io dico che certamente la legge elettorale va fatta al più presto, e che deve farla questo Parlamento. Cambiarla non vuol dire necessariamente che l’indomani si debba andare al voto. Noi al governo chiediamo soprattutto risposte e fatti, tutele e diritti per chi ha meno.

Il sindacato, la Cgil, vengono accusati di essere contigui al mondo della politica, ai partiti. Aver sostenuto Cuperlo, fare politica nel Pd, non può indebolire la cosiddetta «autonomia»?

Io mi rifiuto di avallare questa visione: essere autonomi oggi non vuol dire essere estranei alla politica, ma anzi, al contrario, c’è più bisogno di portare i nostri valori nei partiti: le esigenze delle persone che rappresentiamo. Si veda la storia della Cgil: la cosiddetta «cinghia» non esiste, abbiamo sostenuto le nostre ragioni, abbiamo fatto scioperi e conflitti anche sotto i governi di centrosinistra.

Lo Spi ha 3 milioni di iscritti, e Renzi ha avuto buon gioco a identificare Cuperlo e i «bersaniani» come il vecchio, il «partito dei pensionati». Cosa non è andato, per chi hanno votato i vostri? Come mai ha vinto Renzi?

Il 45% dei votanti alle primarie è over 60: e di questi, oltre il 60% ha votato Cuperlo. Io sosterrei di nuovo Cuperlo, non mi pento affatto

: mi sono presentata in modo trasparente come delegata all’assemblea del Pd, ma ovviamente non ho impegnato nessuno del mio sindacato. Non tutto il «nuovo» ha votato Renzi, né tutto il «vecchio» Cuperlo. Molti nostri iscritti hanno sostenuto Civati, o lo stesso Renzi: quest’ultimo ha avuto la grande capacità mediatica di farsi percepire come l’«uomo del rinnovamento», l’angelo vendicatore che arriva per far strage dei «vecchi» in nome dei giovani. Ma voglio dire che è una visione semplicistica: tra i suoi elettori ci sono anche tanti anziani che hanno creduto in un rinnovamento, e noi su questo lo sfidiamo. Va pure detto che le regole di voto sono assurde: se avessero votato solo gli iscritti, come ritengo sia giusto, non dico che non avrebbe vinto sempre Renzi, ma il distacco sarebbe stato minore.

Quali posizioni di Renzi non vi convincono?

Innanzitutto vedo una concezione del welfare che va verso il privato, mentre io credo nel pubblico. E poi le sue posizioni sull’articolo 18 e la flessibilità nel lavoro. Ma ci confronteremo, nelle vertenze sindacali e nella politica, e difenderemo ovviamente le nostre posizioni e visioni. Con autonomia, ripeto: in piena autonomia.