Le feste tradizionali non sono neutrali e neppure immutabili: se la società cambia, anche suoi aspetti più controversi possono mutare. Lo dimostrano gli antirazzisti olandesi che ieri hanno animato presidi nelle città dei Paesi Bassi dove ancora ha sfilato Zwarte Piet, Pietro il Nero, la figura folkloristica con la contestata black face, il viso pitturato per assumere le sembianze caricaturali di una persona di pelle nera.

Mentre in Italia le polemiche sulla black face si sono acuite solo negli ultimi mesi, prima con la scelta di Alitalia di mettere in onda, e poi ritirare, uno spot con un attore con la faccia dipinta di nero e da ultimo la decisione di una squadra brianzola di far pitturare il viso ai giocatori in solidarietà con un ragazzo di origine africana, nei Paesi Bassi la figura di Zwarte Piet, l’aiutante di Sinterklass, San Nicola in arrivo dalla Spagna ricolmo di regali per i più piccoli, da anni è motivo di divisione e contrasti.

Le sigle antirazziste la contestano, spiegando come non sia una semplice figura del folklore natalizio olandese. Le labbra voluminose colorate di un rosso accesso, la faccia dipinta di nero pece, gli orecchini dorati ben visibili, il ruolo di servo giullare, le origini ottocentesche: sono tutti indiscutibili segni di una rappresentazione stereotipata e carica di pregiudizi nei confronti dei membri della comunità nera.

Le controversie su un personaggio che così folkloristico e innocente non è, si sono acuite pochi anni fa, prima con l’arresto nel 2011 di uno dei leader della protesta, Jerry Afrie, poi con la condanna ufficiale da parte dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani nel 2015. Anno dopo anno, le proteste di antirazzisti e comunità nera si sono ampliate e rafforzate, rivelando una società polarizzata: da una parte gli ultras del suprematismo bianco, sostenuti o almeno tollerati da una parte della popolazione, ancora convinta che Zwarte Piet sia semplice folklore, dall’altra la comunità nera e gli antirazzisti decisi a rigettare una figura considerata offensiva e ancora più pericolosa perché legittima e tiene vivi retaggi razzisti e coloniali tra i bambini a cui si rivolge. Le mobilitazioni di protesta, pur avendo trovato parzialmente ascolto nelle istituzioni, stanno provocando una reazione violenta e l’emersione di forti pulsioni xenofobe che attraversano la società olandese.

Nel 2017 gli attivisti antirazzisti non avevano potuto raggiungere la città di Dokkum nel nord dell’Olanda perché i loro bus erano stati bloccati lungo l’autostrada per un tempo sufficiente da far annullare la contromanifestazione. Nel 2018 l’episodio più violento era avvenuto a Eindhoven dove il gruppo di antirazzisti era stato assalito con urla, sputi e lanci di oggetti da una parte consistente delle persone che erano in piazza per la celebrazione annuale dell’arrivo di Sinterklass. Quest’anno, mentre il comitato organizzatore della festa e tante amministrazioni locali hanno bandito la black face dalle celebrazioni, i suprematisti e tradizionalisti bianchi hanno cercato in un modo o nell’altro di difendere la parata tradizionale di Zwarte Piet.

A inizio novembre il tribunale di Amsterdam ha rigettato il ricorso di un uomo che affermava di essere vittima di un genocidio culturale contro la popolazione bianca per l’assenza del solito Zwarte Piet, la settimana scorsa la riunione del gruppo antirazzista Kozp (Kick Out Zwarte Piet) è stata attaccata da un gruppo di violenti estremisti bianchi mentre martedì un uomo ha minacciato il suicidio per difendere la tradizionale parata di Sinterklass.