Non conosce tregua la macchina Netflix, fra gli ultimi titoli messi online dal gigante streaming,  Ozark, «dark drama» sullo sfondo della omonima provincia del Missouri meridionale, seconda solo all’Appalachia per disagio, emarginazione e povertà. Una storia coadiuvata soprattutto dal calibro dei protagonisti davanti alla telecamera – Laura Linney e Jason Bateman attore di commedie demenziali spesso dai riflessi oscuri (pensiamo a Ciome Ammazzare il Capo e eVivere Felici e Io Sono Tu  di Seth Gordon e ad  Arrested Development, serie cult cancellata dalla fox e riesumata proprio da Netflix). Qui è anche produttore esecutivo e regista di quattro dei dieci episodi. Lo abbiamo incontrato a Los Angeles.

È l’era degli antieroi?

Gli antieroi sono sempre esistiti. Di certo sono personaggi gustosi da interpretare, specie se rappresentano l’uomo qualunque coi suoi difetti e la vulnerabilità. Mi piace interpretare questo tipo di umanitàperché siamo noi e quindi è una maniera efficace per connettersi con il pubblico.

Molti dei suoi personaggi esistono al limite della propria tolleranza..

Non cerco personaggi esagerati e grotteschi, quelli che preferisco sono le persone oneste, che non sanno mentire o lo fanno con fatica. È anche il mio caso soprattutto se si tratta dei figli non mi è possibile dire loro delle bugie – eppoi se ne accorgerebbero subito. Allo stesso tempo a volte dire la verità può essere crudele.  È li che deve funzionare il cervello e quell’equilibrismo etico che tutti esercitiamo.

Come è arrivato a questo progetto?
Ho ricevuto i copioni dal mio agente. Gli ho detto che l’avrei fatto ma solo se avessi potuto avere un ruolo maggiore oltre la recitazione. Mi interessava il controllo creativo  e in tv, con una sceneggiatura di 600 pagine questo significa essere il produttore esecutivo.

Oltre che regista di alcuni episodi ..

Avevo già diretto due film e stavo cercando altri progetti da regista. Non avevo pensato alla tv ma essere produttore della serie e dietro la cinepresa per 4 episodi è stato un po’ come dirigere 5 film in una volta.

Come avete scritturato Laura Linney? 

Ci conosciamo da tanto tempo dato che abbiamo lo stesso manager ed è stata lei la prima attrice  a cui ho pensato. Intanto per il suo talento ma anche per quello che sapevo a che avrebbe potuto contribuire come  personalità sul set

Cosa pensa di Netflix e della loro politica produttiva cinetelevisiva?

Con Netflix nessuno ti controlla i dettagli e per quanto riguarda il volume della loro produzione per noi rappresenta una grande opportunità. L’anno prossimo produrranno 40 film. Uno studio normale al massimo ne fa 20, quindi genera tanto lavoro. Senza contare le serie originali – spendere 5 – 6 miliardi dollari  in un anno è incredibile. Per quanto mi riguarda è nell’interesse di tutti noi che questo possa continuare, non si tratta di opporsi al loro modello produttivo ma di operare affinché sia di beneficio per tutti  – compresi gli esercenti delle sale.

Quella di «Ozark» (come di un’altra serie di successo «Breaking Bad») in definitiva è una storia capitalista…

Credo che probabilmente esista il modo di essere capitalisti in modo etico e responsabile, senza ad esempio eliminare un numero spropositato di posti di lavoro. Alla fine diventa una questione di quanti profitti sono  abbastanza. Si forse come azienda puoi guadagnare di più se hai meno impiegati ma cosa comporta in termini di onere per i lavoratori che restano? E per per la qualità della vita? Sono le decisioni cruciali cui sono chiamati oggi i politici che dovrebbero esercitare buonsenso. Sembra invece una dote sempre più scarsa in molti di loro. Ce n’è uno in particolare che viene subito in  mente…