I rappresentanti dei Cineguf, i gruppi universitari fascisti che si dedicavano al cinema, non saranno stati una sorta di fronda nei confronti del fascismo, in ogni caso non si può neanche parlare di fiancheggiamento (e già Mario Verdone lo metteva in evidenza). Lo spazio autonomo che hanno rappresentato questi antesignani dell’associazionismo cinematografico italiano del futuro (con le divute differenze dai cineforum, ai cineclub degli anni Settanta, alla rete, per arrivare a Fuori Norma) è studiato in maniera assai approfondita e interessante da Andrea Mariani nel suo libro «Gli anni del Cineguf», sottotitolo: «Il cinema sperimentale italiano dai cine-club al neorealismo» (Mimesis) presentato oggi in occasione del Premio Amidei di Gorizia. Nella manifestazione che premia la sceneggiatura in omaggio al grande collaboratore di Rossellini, De Sica, Monicelli, Lizzani (12-18 luglio), una delle numerose sezioni è infatti dedicata alle «Pagine di cinema». Saranno proiettati anche alcuni corti realizzati dai Cineguf, una produzione vastissima di cui nel libro di fa una catalogazione di 400 titoli non ancora completata perché ci sono ancora molte opere da riportare alla luce.
Chi erano questi universitari con la macchina da presa? Il libro ricostruisce questo associazionismo italiano unico in Europa, come un movimento che ha contribuito alla formazione di una cultura cinematografica che aspirava a un nuovo cinema, formata da una generazione di giovani cineasti che dileggiava «gli uomini in frak» dei film dell’epoca (lo scriveva Pasinetti) e si affacciava alla modernità con la nuova tecnologia del 16mm allora a disposizione e l’esplorazione a tappeto del territorio.
Del 1930 è il primo cineclub italiano fondato a Milano da Umberto Masetti. Due circoli del cinema furono fondati a Torino da Giacomo De Benedetti e a Roma da Massimo Bontempelli, frequentato da Matarazzo, Blasetti, Solaroli, Camerini. Si proiettavano film d’arte, produzioni che non trovavano posto nelle sale, documentari, opere di dilettanti e si insegnava anche come organizzare rassegne, dove procurarsi i film.
La via sperimentale di cui si parla nel breve stralcio del libro che pubblichiamo in pagina vuole cogliere il senso storico di un termine in cui si riconosceva il movimento: nel libro si dettaglia precisamente come si andava definendo nei Cineguf. Cinema sperimentale come cinema politico senza cadere nella propaganda, rifiutata programmaticamente.