GRAY
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Definito dal  Guardian «uno dei pilastri della narrativa del XX secolo», finalmente approda in Italia Lanark, una vita in quattro libri, per Safarà Editore (pp.188, euro 14,90), in un’edizione elegante e originale. L’autore è lo scozzese Alasdair Gray, scrittore e artista. Una personalità poliedrica, come il suo capolavoro. Un protagonista iperbolico si veglia senza ricordare il proprio nome, in un treno, diretto verso una strana città, Unthank, dove, sotto un cielo screziato e buio, incontra uomini e donne pieni di vita e desolatamente morti, realissimi e inesistenti. Il nome evoca Un-thank e Un–think, ovvero assenza di gentilezza e pensiero, e svela un mondo putrescente, fatto di odore di carne arrostita e alghe disgustose, di strade senza uscita e di incubi allucinanti.

Gray disegna un labirinto di simboli e speranze infrante, terribilmente tragico ma allo stesso tempo mirabilmente ironico. Ciò che colpisce di queste pagine è la duplicità: ogni scena, ogni immagine è sia luminosa che opaca, e i personaggi tanto inquietanti quanto vicini al cuore. Il Daily Telegraph descrive l’autore come «un maestro nel frugare negli angoli non illuminati della mente»: la definizione è perfetta anche quando la si attribuisce alle nostre società. Nel mondo di Lanark, infatti, manca la luce, e le persone vengono inghiottite da bocche fumanti, per essere curate e nutrite dai corpi riciclati di chi non ce la fa a venir salvato. Un lager immenso, un Istituto, ingerisce i diversi. Non si tratta di una semplice metafora delle nostre esistenze, ma di una destrutturazione completa della vita. Gli uomini sono sempre più freddi, gli arti si trasformano in mostri e l’amore è un modo cinico per dominare gli altri.

Gray tuttavia scorge nel rapporto fra il protagonista e la sua intrigante compagna il punto di rottura primordiale del sistema. Lo scenario apocalittico viene squarciato, e la speranza di fuga si trasforma nel ricordo di un’altra vita, esplorata nei prossimi libri. Ancora una contraddizione: di nuovo il buio, spezzato tuttavia da un oracolo il quale, nel prologo, lascia intravedere il seguito della storia.
Lanark e i suoi compagni di viaggio sono personaggi patologici e tremendamente normali: l’uomo contemporaneo si ritrova sotto i riflettori, ma senza essere certo della redenzione, poiché «la metafora è uno degli strumenti più essenziali del pensiero. Ma l’illuminazione a volte è tanto brillante da abbagliare anziché rivelare».

A volte le atmosfere sono disperate allucinazioni, oscuri presagi, ma nel momento successivo Gray ne evidenzia anche la scintilla nascosta. Lanark e il suo creatore si incontrano nel concetto di evasione, la quale non può essere solamente pensata ma va realizzata. Nazioni, regole, istituzioni sono necessarie ma «quando li vediamo lavorare per aumentare sporcizia, povertà, sofferenza e morte, allora hanno di certo sbagliato qualcosa». Allo stesso modo Lanark assapora l’inutilità del mondo, ma mentre decide di dedicarsi alla sua amante incurabile, riesce a riscrivere il proprio destino non più ineluttabile.