Tra i duemila amministratori pubblici che, secondo le indiscrezioni stampa di questi giorni, avrebbero beneficiato del contributo di 600 euro per le partite Iva c’è Antonio Filoni, sindaco di Mongrando, comune di 3.800 persone in Provincia di Biella. Municipio “rosso” fino al 2004 quando vince la Lega eleggendo il primo sindaco in provincia. Dieci anni dopo un candidato che non si vergogna di definirsi comunista riconquista il municipio: Antonio Filoni anche se tutti lo conoscono come “Tony panini buoni” grazie a 25 anni di attività come street food.

Difficilmente esiste un biellese che non abbia mai mangiato un panino al camioncino di Tony.

Filoni cresce nel quartiere popolare di Biella, il Villaggio Lamarmora, fa l’operaio, l’organizzatore di concerti, il barista e alla fine compra il suo primo camioncino per i panini. Durante l’emergenza Covid ha chiuso il furgoncino in garage è si è “trasferito” in Municipio. La sua carica prevede un emolumento mensile di 1.503 euro netti per 12 mensilità. Quando è uscito il decreto che permetteva alle partite Iva di chiedere un contributo forfettario di 600 euro, Filoni ne ha fatto richiesta. «Sono stato fermo 85 giorni (dal 10 marzo al 26 di maggio), ho presentato domanda solo inserendo il codice fiscale, l’Inps mi ha risposto che non serviva altra documentazione, avevano già i miei dati, quindi anche la mia situazione reddituale compresa quella derivata dalla carica di Sindaco». «Con quel contributo – continua Filoni – ho pagato le bollette del gas. È stata una manna dal cielo con una famiglia da mantenere e due figli adolescenti, lo dico senza vergogna».

«L’idea che i miei 600euro possano, però, essere paragonati a quelli presi da qualche deputato mi indigna; come sindaci abbiamo svolto nei mesi della pandemia un lavoro enorme per le nostre comunità, mettere tutti nello stesso calderone è una schifezza che fa male alla democrazia di questo paese e a chi si dedica, con passione, ad amministrare la cosa pubblica».

ANCHE A MILANO, la capogruppo di “Milano progressista”, Anita Pirovano, si è “autodenunciata” su facebook: «Non vivo di politica perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia; sono psicologa e ricercatrice sociale a partita Iva. Perché da lavoratrice (e la politica non è un lavoro per definizione) non avrei dovuto fare richiesta di una misura di sostegno destinata ai lavoratori?». «Mi arrabbio – conclude Pirovano – se penso che nel calderone dei 2.000 probabilmente sarà stato tirato in causa anche qualche sindaco (accomunato ai parlamentari o ai consiglieri regionali dal comune impegno politico ma non dal conto in banca) di un piccolissimo comune con una grandissima responsabilità pubblica e un’indennità di poche centinaia di euro annue».

Alle parole di Pirovano si uniscono quelle di Francesco Rubini, consigliere di sinistra ad Ancora che ieri ha scritto: «Ho 29 anni, sono un giovane avvocato precario con una Partita Iva aperta nel 2019, faccio il Consigliere Comunale dove percepisco gettoni di presenza per una media di 600/700 euro al mese. Ho chiesto e ottenuto il bonus di 600 euro per i liberi professionisti perché sono ancora costretto a barcamenarmi per avere un reddito mensile decente. Adesso, cari populisti da strapazzo venite a prendermi per processarmi in pubblica piazza nella vostra ridicola guerra contro ‘i politici ladri’. Vi aspetto a braccia aperte».

IN ITALIA I CONSIGLIERI dei piccoli comuni guadagnano pochi euro all’anno mentre i loro colleghi delle città come Roma o Milano possono arrivare fino ai 1.200-1.500 euro al mese. La Sindaca della Capitale percepisce circa 9.700 euro lordi al mese mentre un suo omologo di un comune con meno di mille abitanti circa 900. I consiglieri e gli Assessori regionali hanno emolumenti variabili tra gli 8mila e gli 11mila euro mensili mentre i governatori posso guadagnare fino a 13.800 euro. I deputati e i senatori incassano invece tra stipendio di base, diaria e rimborsi circa 14mila euro al mese.