Pesano come macigni sulla coscienza collettiva del nostro Paese le parole pronunciate nei giorni scorsi dal presidente Mattarella a Belluno, nella cerimonia commemorativa della tempesta “Vaia”: «Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale», e mai come nei drammatici giorni dello scorso ottobre che hanno devastato le Regioni italiane del nord-est «è stato chiaro all’opinione pubblica italiana che i mutamenti climatici in atto nel mondo comportano effetti pesanti anche sull’ambiente del nostro paese e sulle condizioni di vita della nostra popolazione».

UNA CONSAPEVOLEZZA CHE TENDE però a sbiadire in fretta, soprattutto nell’orizzonte dell’azione politica: per questo otto tra attivisti e attiviste di Greenpeace sono entrati in azione nelle ultime ore in Val Visdende, in una zona devastata dalla tempesta che ha provocato vittime e sradicato milioni di alberi, per comporre sulla neve la gigantesca scritta «Cambiamenti climatici: governo bocciato».

Oggetto della protesta è la bozza di Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), presentata dall’esecutivo e attesa in versione definitiva entro la fine dell’anno, che secondo Greenpeace si limita a replicare – a volte addirittura peggiorandole – le insufficienti strategie dei precedenti governi, puntando tutto sul gas e ignorando lo sviluppo delle energie rinnovabili. «Nonostante gli annunci, il governo Conte ha presentato un piano in sostanziale continuità con la Strategia energetica nazionale presentata dal governo Gentiloni e redatta da Calenda – argomenta Luca Iacoboni, responsabile della Campagna nergia e clima di Greenpeace Italia – . Un piano che pone il gas al centro del modello energetico nazionale, a scapito delle rinnovabili, del territorio e soprattutto della salute dei cittadini, che sempre più subiscono le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Fa specie che il M5s, che a suo tempo aveva definito vecchia e inadeguata la Strategia energetica del governo Gentiloni, ora presenti un piano sostanzialmente identico in moltissimi dei suoi punti», se non peggiore.

PER QUESTO GLI ATTIVISTI Greenpeace in Val Visdende hanno aperto anche uno striscione con scritto «Governo del cambiamento climatico» raffigurante i volti di Conte, Salvini e Di Maio, mandando un chiaro messaggio all’esecutivo in carica, che non sta facendo abbastanza per difendere i cittadini dai cambiamenti climatici e dalle loro conseguenze sul territorio. Secondo gli ultimi dati del Cnr il 2018 è stato infatti l’anno più caldo da due oltre secoli per il nostro paese, con un incremento della temperatura media che già nel 2017 è stato più elevato rispetto alla media globale. Ed è di nuovo il Cnr, insieme all’Università di Roma Tre, che con una ricerca fresca di pubblicazione sull’International journal of climatology aggiunge nuovi dettagli sul legame tra aumento della temperatura atmosferica ed eventi estremi: «In questo studio – spiega il ricercatore del Cnr-Iia Antonello Pasini – ci siamo chiesti se il numero dei nuovi record di caldo e di freddo in Italia segua ancora il normale comportamento degli estremi in un clima costante, cioè in condizioni di temperatura media stazionaria. O se questo comportamento sia effettivamente cambiato e segua ora una “legge” diversa». La risposta non lascia spazio a dubbi: «Siamo in presenza di una nuova legge di comportamento di questi eventi estremi e di una netta deriva climatica».

EPPURE ANCHE DI FRONTE all’ampia mobilitazione della società civile, visibilmente presente oggi per lo sciopero globale in difesa del clima condotto sulle orme di Greta Thunberg – si contano ben 178 iniziative lungo tutto lo Stivale – la risposta politica dell’Italia non tiene il passo. «Se il governo non vuole ascoltare le associazioni, le migliaia di studenti che sono in piazza a scioperare per il clima, le persone che ogni giorno vivono gli impatti dei cambiamenti climatici sulla propria pelle, ascolti almeno la scienza – conclude Iacoboni – . Sono gli scienziati a dirci che dobbiamo arrivare a emissioni nette zero massimo entro il 2050 a livello mondiale, e che abbiamo la tecnologia per farlo. Quello che manca è la volontà politica, come testimonia purtroppo anche il piano presentato da questo governo».