Un arpeggio inconfondibile, un attacco entrato negli annali della storia del rock. Hotel California l’abbiamo canticchiata e suonicchiata, più o meno male, un po’ tutti. Le liriche di quel brano – musica di Don Henley e Don Felder – erano di Glenn Frey, l’anima di una delle rock band storiche americane, gli Eagles, morto nella notte di lunedì a 67 anni. Un testo controverso e simbolico; c’è chi vi leggeva risvolti satanici e riferimenti metafisici. Più semplicemente, come raccontarono gli stessi musicisti, era una metafora dell’industria musicale americana di quegli anni, dove tutto accadeva: viaggi epocali e eccessi di ogni tipo.

Ma erano anni dalla creatività sconfinata, con album e canzoni sfornati a ripetizione diventati colonna sonora per più di una generazione. Gli Eagles quella storia – non solo americana – l’hanno percorsa per davvero. Fondata nel 1971 a Los Angeles da Frey e dal batterista e cantante Don Henley, una voce acutissima capace di note impossibili, la band è stata per quasi un decennio una vera macchina da guerra in cui il pop, il rock e una sapiente rilettura del country vengono miscelati con il risultato di ottenere un suono unico, inconfondibile, merito anche di superbe armonizzazioni vocali. Adorati dal pubblico, (quasi) sempre supportati dalla critica, vendono palate di dischi – Billboard certifica quattro numeri uno consecutivi con gli album, cinque singoli al top e un best Greatest hits 1971-1975 che a tutt’oggi ha venduto con le successive ristampe oltre 26 milioni di copie.

Glenn Lewis Free, il suo nome completo, era nato a Detroit il 6 novembre del 1948. A 5 anni prende lezioni di piano: «il solo strumento disponibile in una scuola di periferia – racconta Frey nel documentario del 2013 History of the Eagles – ma passai direttamente alla chitarra non appena mi capitò di assistere a una performance dei Beatles dove le ragazze andavano fuori di testa». Quella passione si trasforma in breve tempo in una professione; suona per i primi lavori di Bob Seger prima di trasferirsi in California dove collabora con Jackson Browne (con lui scrive quello che sarebbe stato un classico degli Eagles, Take it Easy) e Linda Ronstad.

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È in questo periodo che incontra Don Henley, insieme vanno in tour con la band della Ronstad, e con altri due membri del gruppo – il bassista Randy Meisner e Bernie Leadon – daranno vita alla prima formazione degli Eagles. Il rapporto fra Grey e Henley, narrano le cronache, non è mai stato facile – litigi sul controllo creativo che determineranno cambi nella formazione e la rottura temporanea della band dal 1980 e il 1994. Da solo Frey incide alcuni album solisti di discreto successo, raggiungendo la vetta delle classifiche con il pezzo The Heat is on (scritto nel 1984 da una coppia del giro di Moroder, Keith Forsey e Harold Faltemeyer) dalla colonna sonora di Beverly Hills Cop.

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Poi l’araba fenice Eagles si ricostituisce e riparte in tour mondiali infiniti – il primo finisce su disco Hell Freeze Over (1994), e un solo album di inediti arrivato ventotto anni dopo The Long Run. Long Road Out of Eden, il titolo della doppia raccolta gratificata dall’ennesimo boom di vendite, e baciato anche da un Grammy come miglior album del 2007.