Su Internet nei video di Venezia sono i giornalisti che, nei loro servizi affrettati, colgono il provincialismo italiano nei vestiti, nelle parole dei politici, nello squallore generale e generalizzato oppure è tutto vero, quello che sembra è? Non mi è dato sapere, sto in città, impossibilitata a muovermi, a pensare al badge a mio nome che, solingo in un cassetto del palazzo del Casinò reparto ritiro accrediti, attende le mie mani per staccarlo da quel bailamme insulso di anonimato. Non sono lì ma vorrei esserci. Vorrei ma non posso, banalmente. Dunque cerco di rimediare guardando, informandomi, leggendo. Quest’anno (il terzo in cui avrei avuto l’accredito stampa dopo decenni di professionale in quanto regista) avevo progetti «giornalistici» più ampi, di cazzeggiare un po’ con interventi estemporanei in carne ossa e voce in video sui social network. Sarà per un’altra volta, la prossima ci avrò ragionato meglio e sarà tutto più compiuto e strutturato. Ma da qui, nella staticità del rientro romano, cosa posso fare per placare la mia nostalgia del lido e della pantagruelica abbuffata di film che pratico durante la mostra del cinema?

Sbirciare, curiosare nelle bacheche degli amici critici, trovare tra le pieghe delle smorfie e nelle cose non dette le falle di questa settantatreesima edizione del festival. Dopo una prima ricerca superficiale sono approdata a: una Santanchè con un principe; una modella che si chiama Barbara che accenna due saltelli al tramonto sulla sabbia davanti all’Excelsior; qualche giretto in yacht pubblicitario; lo strombazzamento di questa edizione, l’innovazione di aver coperto il buco (nella terra, fisico, reale) che per anni ha imbarazzato le amministrazioni e gli ospiti, con un enorme parallelepipedo rosso fuoco – la Sala Giardino – nuova struttura pronta a ospitare una sorta di pubblico nuovo (come si fa a far capire al pubblico nuovo che deve andare alla sala nuova a interpretare il pubblico nuovo? mah…) a vedere nel pomeriggio film restaurati, grandi classici di cinematografie varie, la sera film popolari con il nuovo Muccino senior (girato a San Francisco, con molte scene di mare, come dichiara esplicitamente il titolo «L’estate addosso», almeno così appare nel trailer) e altre pellicole (a sostenere che non esistono differenze tra film alto e film basso, d’autore e per tutti): ho trovato, per tirare le fila, poca sostanza sui film, nomi che dovrebbero risuonare nelle orecchie e che si ricordano a stento (a parte gli altisonanti Wenders, Malick, Kusturica) visi e battute sul glamour consolidate da anni.

Ecco qui, tutto qui. Sarà il mio volermi ricompensare di non essere in loco ma non mi pare, per ora, di perdermi qualcosa di imperdibile. Di certo sbaglio. Vedremo i giorni successivi. Buon viaggio a tutti coloro che gireranno per una decina di giorni con un pass al collo.

fabianasargentini@alice.it