Dopo aver saputo dai soli giornali che a Bari la Bosch si appresta a 620 esuberi nel suo più grande stabilimento italiano di componentistica auto, Michele De Palma ha approfittato del nuovo incontro al Mise sulla vertenza Gkn per chiedere “subito una riunione di emergenza sull’automotive”. Sembra fargli eco il Collettivo di Fabbrica di Campi Bisenzio, che al di là delle intenzioni di Francesco Borgomeo di reindustrializzare il sito produttivo fiorentino grazie a due possibili nuovi investitori (il primo dell’industria meccanica per la farmaceutica, il secondo nell’ambito delle energie rinnovabili), fotografa così la situazione: “Non si tratta di essere affezionati all’automotive – osserva il Collettivo – il problema è l’assenza di una politica pubblica sul tema, e l’incapacità di difendere la continuità produttiva di uno stabilimento”.
De Palma, che è segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile automotive, guarda a Bosch ma anche a Caterpillar, a Marelli, a Vitesco. Tutte realtà facenti parte di comparto che dà lavoro a 50mila addetti, ma che stanno o sono in procinto di dismettere linee produttive, sacrificando migliaia di operai. “Il governo ha detto che i tavoli di crisi sono diminuiti – osserva sul punto Simone Marinelli, coordinatore automotive Fiom – ma questo accade perché o non si convocano, o nel frattempo le aziende sono state chiuse e i lavoratori licenziati”. Di qui il grido d’allarme, l’ennesimo, dei metalmeccanici Cgil: “Senza un intervento rapido rischiamo di perdere un settore strategico. Occorrono strumenti e risorse per la transizione, e per la garanzia dell’occupazione”.
Nell’attesa di un cenno di vita sull’automotive da parte del governo, ieri al ministero l’ex advisor Borgomeo, che secondo il Sole 24 Ore ha acquistato per un solo euro la fabbrica campigiana, ha spiegato le sue intenzioni. “Il progetto di riconversione sarà con investimenti privati – annotano De Palma e Silvia Spera insieme a Daniele Calosi che guida la Fiom fiorentina – e subito verranno programmate attività di manutenzione e lavori di messa in sicurezza dello stabilimento, e verranno attivati percorsi formativi”.
Borgomeo vuole arrivare alla fase di start-up tra luglio e agosto, con l’avvio dei primi due progetti (ma si è parlato anche di una terza manifestazione di interesse, una società finanziaria attiva in investimenti nella componentistica meccanica). Dal canto suo la Fiom ha sottolineato che “per la trattativa territoriale relativa ad aspetti più operativi, l’azione negoziale pertiene in particolare alla Rsu”.
Quanto agli ammortizzatori sociali, Borgomeo ha proposto la cig ordinaria dal primo gennaio,“che poi, se concretizzata, si trasforma dal primo marzo in cig per transizione. E dopo la cessione del ramo d’azienda muterà in cig per riconversione”.
Infine il sindacato ha chiesto la reinternalizzazione di alcune mansioni che fanno parte dell’attività produttiva, accorciando la filiera. Ricercando anche quei lavoratori “che hanno operato per Gkn in somministrazione, e che possono essere assunti da QF. Se poi tra sei mesi non dovesse concretizzarsi il progetto di riconversione industriale, dovrà essere QF stessa a prendersi in carico il percorso, con un ruolo di Invitalia a garanzia. E il percorso sarà sottoposto alla validazione democratica dei lavoratori”.
E’ comunque amaro il post del giorno del Collettivo di Fabbrica: “Il fondo finanziario ce l’ha fatta: Gkn Firenze non esiste più e non esiste più un pezzo dell’automotive. Uno smantellamento probabilmente determinato, e forse addirittura indotto, dalle scelte di Stellantis”.