L’ottanduesimo ministro della giustizia americana, il primo nella storia afro americano, ha annunciato le sue dimissioni, ieri. Eric Holder si dimette dopo essere stato per sei anni nell’amministrazione Obama. è stato lo stesso presidente americano ad annunciarlo. Si tratta di dimissioni nell’aria da tempo e divenute ufficiali solo ieri. Holder – secondo indiscrezioni – resterà al proprio posto fino a quando il suo successore sarà confermato.
Holder avrebbe finalizzato il suo piano di lasciare l’amministrazione nel corso di un colloquio di un’ora con il presidente americano, Barack Obama, durante il fine settimana del Labor Day. Tra i suoi compiti di fine mandato, dovrebbe esserci la conclusione dell’inchiesta sui fatti di Ferguson.

A questo proposito va registrato che ieri, il capo della polizia di Ferguson, Thomas Jackson, si è scusato con i genitori di Michael Brown, il ragazzo afroamericano ucciso lo scorso agosto da un agente bianco della cittadina del Missouri che per settimane è diventata teatro di proteste e scontri razziali. Jackson ha presentato le sue scuse anche ai manifestanti pacifici per i quali non ha fatto «abbastanza per proteggere il loro diritto costituzionale di protestare».

In particolare, il capo della polizia ha chiesto scusa ai Brown per il fatto che gli agenti abbiano impiegato quattro ore per rimuovere dalla strada il corpo del ragazzo ucciso dall’agente Darren Wilson. «Chiedo scusa per la morte di vostro figlio e chiedo scusa per il fatto che ci abbiamo impiegato così tanto a rimuovere Michael dalla strada», ha detto Jackson in un video.

«Vi prego di capire che gli investigatori non volevano mancare di rispetto verso la famiglia Brown, la comunità afroamericane o la gente del quartiere, stavano solo cercando di fare il loro lavoro», ha aggiunto.
Quanto a Holder, ieri la stampa americana ha appreso la notizia, senza grandi sorprese, cercando di tracciare una linea degli anni di Holder come segretario alla giustizia.

Il New York Times ha sottolineato lo spirito liberale di Holder, uno dei più vicini ad Obama. Da sempre in prima linea per i diritti civili, Holder sarebbe stato «plasmato dalle immagini della violenza a Selma, Alabama. Ha partecipato ai sit in di protesta alla Columbia University, ha parlato spesso in termini personali sui diritti civili, ricordando anche quando, studente di college, venne fermato dalla polizia».

Nel suo record, però, anche alcuni punti piuttosto oscuri, tutti collegati alla politica estera del suo presidente e – in parte – all’eredità della guerra al terorrismo lasciato da Bush.

Come specificano alcuni media americani, Holder ha autorizzato l’uccisione di Anwar al-Awlaki, un cittadino americano sospettato dalla Cia di lavorare con il ramo di Al Qaeda nello Yemen, ha approvato tutte le operazione della Cia in ambito mediorientale e infine ha bene o male consentito alla National Security Agency di « spazzare i tabulati telefonici di milioni di americani non accusati di alcun reato», come ha precisato il New York Times. E proprio il Nyt nel 2012 aveva attaccato Holder per l’indagine sugli interrogatori anti terrorismo della Cia, terminata con un’archiviazione che fece parecchio discutere.

Una delusione, di cui Holder fu uno dei protagonisti. A questo proposito va anche ricordato che né lui, né Obama, contrariamente a quanto annunciato molte volte, hanno mai preso la decisione di chiudere il centro di detenzione di Guantanamo.

E ora, naturalmente, parte il toto nomine su chi potrà essere il suo successore. Secondo le prime indiscrezioni dovrebbe trattarsi di Deval Patrick, il primo governatore afro-americano del Massachusetts, considerato dai media americani come uno dei potenziali candidati a prendere il posto di Eric Holder come ministro della Giustizia. In lizza ci sarebbero anche il viceministro della Giustizia James Cole, e tre senatori democratici.