Lunedì prossimo la Lega siederà con gli altri partiti di maggioranza al tavolo del ministero della giustizia per cercare un accordo sulla riforma del processo penale. Ma da qualche settimana la Lega sta lavorando con il partito radicale ad alcuni – quattro o cinque – referendum sulla giustizia che potrebbero tenersi la prossima primavera e mandare a ramengo i progetti di riforma del governo Draghi. Progetti che stanno scritti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza consegnato all’Europa. Dove si legge che entro la fine di quest’anno sarà approvata la legge delega sul processo penale ed entro l’anno prossimo saranno varati i decreti delegati che completano il progetto con il quale ridurre i tempi della giustizia. Invece Matteo Salvini ha detto ieri sera in tv – era ospite a Porta a Porta – che «questo parlamento con Pd e 5 Stelle non farà mai una riforma della giustizia». Ed è per questo che «stiamo organizzando con il partito radicale una raccolta di firme per alcuni quesiti referendari».

I referendum, secondo quanto dice Salvini, riguarderanno la responsabilità civile dei magistrati, «perché tutti pagano se sbagliano e i giudici no», la separazione delle carriere, mentre la riforma dell’ordinamento alla quale la maggioranza sta lavorando prevede una più netta divisione delle funzioni, e infine l’abrogazione della legge Severino (quella per la quale Berlusconi è stato costretto a lasciare il seggio al senato). L’elenco in realtà è più lungo e per parte radicale prevede anche un diverso quesito sulla responsabilità dei magistrati (già passata nel 1987 ma ridimensionata l’anno successivo dalla legge Vassalli) e un referendum per vietare gli incarichi fuori ruolo dei magistrati.

Il segretario del partito radicale Maurizio Turco conferma la liaison con la Lega, anzi dice di averne già dato notizia lui stesso alcune settimane fa. E va ricordato che il tentativo dei radicali di riformare la giustizia per via referendaria è di lunga data, anche se risale appunto alla responsabilità civile del 1987 l’ultimo tentativo che ha avuto successo. Prima c’era stata la bocciatura del referendum contro l’ergastolo (nell’81 con il più famoso quesito sull’aborto) e dopo una serie di referendum che non hanno raggiunto il quorum nel 1997 e nel 2000 sempre sulle carriere dei magistrati e gli incarichi extra giudiziari. Altre volte la raccolta di firme non ha avuto successo, come nel 2013 quando tra le proposte ce n’erano alcune che certamente non incontrerebbero il favore della Lega: di nuovo contro l’ergastolo e per limitare la custodia cautelare.

Questa volta a raccogliere le firme ci sarà anche la Lega e si tratterà di una raccolta estiva, visto che il termine per depositare le sottoscrizioni in Cassazione è fissato per legge al 30 settembre. Le firme potranno essere raccolte nei mesi di luglio, agosto e settembre, mentre entro metà giugno radicali e leghisti dovranno presentarsi insieme in Cassazione a depositare i quesiti.
«È chiaro che questo parlamento non riuscirà a cogliere l’occasione della necessaria riforma che fin dal 1986 auspichiamo. Far decidere gli elettori con dei referendum sarà ancora una volta l’unica strada praticabile per ottenere la riforma della giustizia», dichiara in una nota il partito radicale. Mentre la responsabile giustizia del Pd Rossomando attacca Salvini: «Se seguisse i lavori parlamentari saprebbe che sono in discussione le riforme del processo penale e civile. Questo parlamento farà le riforme, salvo suo diverso avviso anche con il contributo della Lega». La raccolta delle firme, e i referendum, se si faranno, incroceranno la campagna per il quesito già lanciato da Marco Cappato sul fine vita, dove invece i radicali potrebbero ricevere un aiuto da sinistra.