Si terrà oggi pomeriggio in via Arenula il vertice sulla giustizia di maggioranza che ha all’ordine del giorno la riforma del Csm. Il ministro Bonafede l’ha convocato dopo che il «terremoto» delle chat di Palamara si è abbattuto sulla magistratura. Provocando nel fine settimana la crisi della giunta dell’Anm e da ieri anche del parlamentino dell’Associazione nazionale magistrati, visto che la corrente di destra (Magistratura indipendente) ha annunciato l’intenzione di lasciare l’organismo.

Ieri Salvini – evocato nelle chat di Palamara, dove l’ex leader di Unicost invitava i colleghi ad attaccarlo – è tornato a chiedere lo scioglimento del Csm. Richiesta rivolta al Quirinale, ma il Consiglio è attualmente in grado di funzionare ed è stato rinnovato in circa un terzo dei rappresentanti togati dopo le dimissioni di chi era rimasto coinvolto nello scandalo. Un anno fa Mattarella aveva usato parole molto dure contro quello che era emerso dagli atti dell’inchiesta di Perugia sulle nomine pilotate dei magistrati. Ed è assai probabile che il capo dello stato tornerà a farlo quando – come ha annunciato il vicepresidente Ermini – molto presto il presidente tornerà a guidare un plenum dell’organo di autogoverno dei magistrati.

Sciogliere il Csm, come ha fatto notare ieri il Pd, significherebbe oltretutto interrompere i procedimenti disciplinari già avviati a carico dei sei magistrati: cinque sono ex componenti del Consiglio poi dimessisi, uno è il deputato di Italia viva Cosimo Ferri mentre Palamara è stato già sospeso dall’incarico. In Cassazione, dove il procuratore generale Salvi ha il potere di iniziare l’azione disciplinare, è stato costituito un gruppo di lavoro per passare al setaccio la mole di conversazioni captate dal cellulare di Palamara inviate da Perugia. Dovrà decidere se ci sono gli estremi per l’incolpazione. red. pol.