«Ho una sola parola: entro il 2019 si faranno la riforma del processo penale e del processo civile» ha detto ieri sera a Radiodue il ministro della giustizia Bonafede. Limitandoci al penale, aveva già annunciato (il 14 e 26 gennaio) che la legge delega sulla riforma sarebbe stata approvata definitivamente a giugno, visto che lui era certo di presentarla al parlamento «entro febbraio» (scorso). A fine marzo ha giurato che il testo del disegno di legge delega in questione sarebbe andato al Consiglio dei ministri «entro una settimana» e a fine aprile ha preso lo stesso impegno per «il primo Consiglio utile». Il testo della riforma invece ancora non c’è, o meglio c’è ma la Lega ha talmente tante riserve che si è rifiutata di discuterne ufficialmente.

Ufficiosamente la ministra leghista Bongiorno ha respinto al mittente la bozza del collega guardasigilli, mentre il partito di Salvini lavora in solitudine su una serie di leggi mirate che ai grillini fanno venire l’orticaria (e piacciono tutte a Forza Italia): dalla separazione delle carriere all’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale alla cancellazione del reato di abuso di ufficio. Soprattutto i leghisti contano che la frenata alla riforma del processo penale comporterà il ripensamento dell’abolizione della prescrizione dopo il processo di primo grado, novità che invece è già stata approvata e che entrerà in vigore a gennaio 2020. Doveva andare di pari passo con la velocizzazione dei processi penali, ma a questo punto è impossibile che la riforma che Bonafede ha messo a punto più con i magistrati che con gli avvocati possa essere approvata definitivamente, e le deleghe esercitate dal governo, entro fine anno.

Ragione per cui ieri Salvini ha detto che «i patti sono chiari e la parola è sacra: o parte la riforma complessiva del processo penale di cui la prescrizione potrà essere una minima parte o non esistono processi all’infinito». Il ministro ha annunciato che «dopo il 26 maggio metteremo dei paletti sulla giustizia, abbiamo le nostre idee». «La riforma la fa il ministro della giustizia», ha risposto Bonafede. «Lui la riforma ce l’ha pronta, e Salvini che non è andato agli incontri», ha aggiunto Di Maio. Anche sulla giustizia si prenderanno a cornate.