Impegnato a scrivere il disegno di legge delega sulla riforma del processo penale, il ministro della giustizia Bonafede dimostra maggiore sintonia con i magistrati che con i suoi colleghi avvocati. Ieri, al termine dell’incontro che doveva essere decisivo ma che non lo è stato al ministero, l’Anm lo ha invitato ad andare anche oltre il programma di intervento in 31 punti messo sul tavolo qualche giorno fa. Mentre l’Unione camere penali ha sottolineato piuttosto tutto quello che non va in quelle proposte.

Bonafede, intervenuto precedentemente in parlamento, aveva parlato, parole sue, di «un incontro molto importante con componenti dell’avvocatura e della magistratura per procedere a una definizione, quanto più definitiva possibile, del disegno di legge delega che porteremo al Consiglio dei ministri per la riforma del processo penale, quantomeno a livello di progetto».

La legge delega che doveva essere pronta a febbraio dunque è ancora in fase di progetto. Ma il ministro garantisce che la riforma – il che significa anche i decreti legge delegati – sarà pronta «certamente entro la fine dell’anno». Del resto doveva servire per sterilizzare l’impatto sulla durata dei processi che sicuramente provocherà la cancellazione della prescrizione dopo il primo grado, novità che entrerà in vigore dal prossimo gennaio.
L’Anm, al termine della riunione, ha diffuso una nota nella quale spiegava, soprattutto agli avvocati, che le tre aree di intervento sulle quali c’era stata un’intesa tra magistrati e penalisti – depenalizzazione, riti alternativi e udienza preliminare – «evidentemente non possono esaurire le riforme in grado di dare nuovo impulso al processo penale». Via libera allora ai 31 punti di Bonafede (tranne tre) e anzi «necessità di implementarli e di intervenire su altri settori»