Passi avanti ma non ancora decisivi sul disegno di legge delega di riforma del processo civile. La ministra della giustizia Marta Cartabia ha incontrato ieri i senatori della maggioranza, il provvedimento prima della pausa estiva dei lavori è rimasto incastrato in seconda commissione e deve correre per recuperare il tempo perduto. Va di fretta anche l’altra riforma del codice di rito, la delega sul penale che ha monopolizzato le attenzioni a fine luglio malgrado la scommessa del Pnrr sia soprattutto sul civile. In questo caso siamo alla seconda lettura ma l’urgenza vale per tutte e due le riforme e si spiega con l’avvicinarsi della sessione di bilancio. Che quest’anno partirà dal senato ai primi di novembre, dunque a palazzo Madama non ci sono che due mesi di tempo per i lavori ordinari. La pioggia di decreti Covid da convertire non diminuirà ma le nuove regole per diminuire i tempi della giustizia – ha promesso il governo nel Pnrr – vanno approvate definitivamente dal parlamento entro il 31 dicembre. Per questo i lavori parlamentari quest’anno ripartono da dove si erano interrotti, dalla giustizia.

Sul processo civile molti nodi sembrano essersi sciolti, del resto gli emendamenti della ministra Cartabia al disegno di legge originale (Bonafede) sono sul tavolo da metà giugno. Acquisita l’impostazione della riforma che punta tutto sulla risoluzione delle liti mediante procedure alternative al processo (Adr nell’acronimo anglosassone, arbitrato, negoziazione assistita e mediazione) resta da trovare un compromesso tra l’impostazione della commissione Luiso che ha assistito la ministra e le preoccupazioni degli avvocati civilisti che chiedono di salvaguardare il contraddittorio tra le parti nella prima udienza in quei casi (residuali) in cui si arriverà al processo.

Oggi in commissione al senato si cominceranno a votare i subemendamenti ai 24 emendamenti governativi, prima tutti quelli con il parere contrario poi la prossima settimana si passerà alle questioni aperte. Una innanzitutto riguarda il diritto di famiglia. Sul punto la principale novità della riforma Cartabia rispetto al testo Bonafede è l’introduzione di un procedimento unico in materia di persone, minorenni e famiglie. Il che significa che si completa il percorso iniziato nel 2012 quando la differenza di tutela tra figli nati nel matrimonio e figli nati fuori dal matrimonio è stata intaccata. Adesso viene estesa la negoziazione assistita anche alle liti che sorgono nelle famiglie di fatto. Ma lo scontro sarà sui subemendamenti, quelli proposti da Pd e Leu mettono al centro l’interesse dei minori più che la tutela della bigenitorialità (che si ritiene garantita dall’affido condiviso) soprattutto, ma non solo, nei casi di violenze domestiche. È previsto che il giudice possa decidere sull’affido anche nella prima udienze a che la domanda di divorzio possa essere presentata anche durante il giudizio di separazione. Tutte novità che trovano la contrarietà della Lega che in commissione al senato è rappresentata dal preistorico senatore Pillon.

Sempre in commissione al senato c’è tempo fino al 7 settembre per gli emendamenti al disegno di legge delega di riforma del processo penale. Il governo punta a una rapida conferma del testo della camera, la sorpresa potrebbe essere il tentativo del M5S di andare incontro alle richieste di chi vuole allargare l’elenco dei reati tutelati dal doppio binario, quello che potenzialmente esclude l’improcedibilità nei casi di mafia e terrorismo. Ma è più importante, sostiene la senatrice Rossomando, responsabile giustizia del Pd «portare a compimento queste riforme che sono la risposta migliore al populismo dei referendum radical-leghisti».