La riunione decisiva della commissione giustizia della Camera sulla riforma Cartabia, prevista per ieri sera, è slittata a questa mattina. Il governo presenterà la sua proposta complessiva e, in caso di accordo di tutta la maggioranza, non ci sarà forse bisogno della fiducia: potrebbero bastare tempi contingentati per la discussione. Dopo una giornata nella quale aveva prevalso il pessimismo, l’annuncio del rinvio ha aperto uno squarcio roseo. «La sintesi è vicina», ha annunciato il presidente della commissione Perantoni.

A SBLOCCARE la situazione potrebbe essere stata la piroetta della Lega. Dopo aver ripetuto sino a ieri mattina che il testo Cartabia non doveva essere rimaneggiato ha cambiato completamente posizione in serata. «La priorità è ridurre i tempi dei processi ma al contempo il massimo impegno per evitare che vadano in fumo i processi per mafia, traffico di stupefacenti e violenza sessuale», annuncia la responsabile della giustizia Giulia Bongiorno. Salvini conferma poco dopo: «Vadano fino in fondo anche i processi per droga e stupro». La Lega si è evidentemente resa conto di non poter impedire l’accordo con i 5S sull’esclusione dei reati di mafia dalla improcedibilità e ha deciso di provare a intestarsi la mediazione, rilanciando anzi con l’aggiunta dei reati di droga e violenza sessuale alla lista di quelli esclusi dalla improcedibilità. L’inversione di marcia, comunque, potrebbe aprire la strada all’intesa sin qui ostacolata soprattutto dal pollice verso leghista.

CON L’ABITUALE stile indiretto, è intervenuto lo stesso capo dello Stato. Nella cerimonia del Ventaglio ha ricordato che nelle riforme «occorre praticare una grande capacità di ascolto e mediazione. Ma poi bisogna essere in grado di assumere decisioni chiare ed efficaci rispettando gli impegni assunti». L’allusione alla riforma della giustizia non potrebbe essere più chiara.

LA RIUNIONE della commissione Giustizia era fissata per le 18.30 di ieri. Avrebbe dovuto iniziare a votare i 400 emendamenti rimasti in campo, previo parere del governo, cioè della ministra Cartabia che in mattinata aveva incontrato i capigruppo di maggioranza senza però ancora affrontare i nodi più critici. Tra gli emendamenti esaminati ieri il governo darà parere positivo solo su tre, due del Pd e uno dei 5S. Il governo avrebbe preferito iniziare a votare già ieri sera gli emendamenti già esaminati. Il M5S ha però rifiutato di procedere prima di conoscere la proposta del governo. La giornata chiave sarà dunque oggi e si articolerà su tre tavoli: quello del cdm di stamattina che si occuperà proprio della riforma, il tavolo tecnico che sta lavorando materialmente al testo e la commissione.

L’OTTIMISMO di ieri sera però è in contrasto stridente con il clima plumbeo della giornata. Forse è solo la proverbiale difficoltà dell’ultimo miglio ma certo ieri lo stato della trattativa sulla riforma della giustizia, in aula domani, registrava caos assoluto. L’accordo sembrava essersi allontanato. Conte ha alzato la posta, mettendo in discussione anche il passaggio della riforma che incarica il Parlamento di indicare alle Procure i criteri sulle priorità dell’azione penale. Non è la delega alle Camere sulle priorità, come in molti paesi tra cui gli Usa. Siamo al semplice suggerimento ma i magistrati temono che si tratti di un passo irreversibile in quella direzione: il capitolo è appaiato alla prescrizione nelle note critiche che il plenum del Csm voterà oggi.

IL POTERE TOGATO chiama. Conte e i 5S rispondono. Uscendo da Montecitorio, dopo la seconda tornata di incontri con i parlamentari pentastellati sulla riforma, l’ex premier apre il fuoco: «In altri ordinamenti indirizzi del genere sono previsti però conosciamo i rapporti difficili del passato tra politica e magistratura. Ritengo che quella norma sia critica e sia meglio lasciare appieno il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale». È un rilancio che fa saltare i nervi al governo che stavolta punta i piedi. Nessuna nuova modifica. Lo stralcio dell’improcedibilità anche per le imputazioni di mafia che non prevedono l’ergastolo è l’ultima frontiera. Però Il rilancio della Lega da un lato e la presa di posizione del Csm contro l’indirizzo del Parlamento sui criteri, che sarà tassativa, dall’altro complicano tutto. L’accordo è possibile, forse vicino. Ma tutt’altro che certo.