Giuseppe Addante, tecnico chimico di Carpi, ha superato i 63 anni e sette mesi di età e dal primo gennaio di quest’anno sarebbe già dovuto andare in pensione. O meglio, aveva calcolato conl’Inca Cgil di Modena che i contributi messi assieme in oltre 30 anni di lavoro erano sufficienti: ma, piccolo particolare, gli ultimi quattro anni li ha fatti a voucher e proprio a causa di quest’ultimo spezzone l’Inps gli ha respinto la domanda di pensionamento. Per ora niente assegno.

Che cosa è successo? Ce lo spiega Susetta Manicardi, che all’Inca ha seguito la pratica: «Giuseppe ha lavorato per 30 anni nelle industrie tessili del modenese, come tecnico nel settore chimico. Poi è arrivata la crisi e dal 2013 ha dovuto adattarsi a fare piccoli lavori di giardinaggio per i privati e i condomini, retribuito con i voucher. Fin qui, tutto ok: i problemi sono sorti quando siamo andati a fare il calcolo dei contributi. Mancava un solo mese al raggiungimento del minimo per l’uscita, ma nel 2013 e 2014 i redditi erano insufficienti, stavano sempre sotto la soglia minima».

La «battaglia» per conquistare l’ultimo mese di contributi Giuseppe la vince finalmente nel 2015, quando supera la soglia fatidica dei 3 mila euro di reddito annuale che gli permette di farsi conteggiare la tanto ambita mensilità dall’istituto di previdenza.

Tutto a posto? Manco per idea. Lo scorso ottobre, ultimati e ricontrollati tutti i conteggi, Giuseppe avanza insieme all’Inca la domanda di pensionamento, ma a dicembre l’Inps gli risponde che la sua richiesta non può essere accettata. «Non sono ancora stati raggiunti i contributi necessari», scrive l’istituto.

«Il fatto è che l’Inps è estremamente lento nel conteggiare i contributi relativi al lavoro fatto con i voucher – spiega Manicardi dell’Inca Cgil – Siamo andati a verificare la posizione del lavoratore e in effetti al momento, e l’aggiornamento è avvenuto da poche settimane, gli vengono riconosciuti solo i versamenti del 2013. Ci chiediamo quando si arriverà finalmente a conteggiare anche quelli del 2015, gli unici che potranno dargli il diritto – che in realtà avrebbe già acquisito – di accedere al pensionamento».

Ma l’Inps, come denunciava ieri la Cgil, non incassa 50 centesimi per ogni voucher venduto, relativi a una non meglio precisata voce di gestione del servizio? Questi soldi non potrebbero essere impiegati a velocizzare le pratiche?