La reazione degli studenti alla morte per studio di Giuseppe Lenoci, 16 anni, è stata immediata in tutto il paese. A Roma, Bologna, Torino, Milano e Bari, già l’altro ieri sera, la protesta contro l’alternanza scuola lavoro e la formazione al lavoro si è manifestata in cortei e azioni. Nella capitale gli studenti del movimento «La lupa» hanno organizzato un corteo selvaggio nella città diretto dal ministero dell’Istruzione fino a Montecitorio e hanno acceso fumogeni e intonato slogan indignati e combattivi. Sono state molte le incursioni davanti agli Uffici Scolastici Regionali organizzate dagli studenti del collettivo Osa (Opposizione studentesca d’Alternativa). «A questo ennesimo fatto tragico che colpisce la nostra generazione, dopo la morte di Lorenzo Parelli neanche un mese fa, la nostra risposta è la lotta. Chiediamo l’abolizione immediata dell’alternanza scuola lavoro e le dimissioni del ministro Bianchi in quanto responsabile della situazione gravissima che stiamo vivendo».

A TORINO, una delle città epicentro dell’onda studentesca, ieri mattina sono stati occupati lo Steiner e l’istituto Regina Margherita, a Torino, il Buniva a Pinerolo, Il Darwin e il Romero a Rivoli. In totale, ad oggi, gli istituti occupati in città e in provincia sono venti. Oggi a Roma è prevista un’«assemblea pubblica» indetta dal movimento della Lupa, ore 16:30 al centro sociale Acrobax in via della Vasca Navale, per preparare la manifestazione nazionale di venerdì contro le morti per studio in alternanza scuola lavoro. Ieri si è tenuta un’analoga iniziativa anche a Torino. Da venerdì a domenica, sempre a Roma, si terranno gli «Stati generali della scuola».

LO CHOC per la morte di Giuseppe Lenoci, la seconda in appena tre settimane dopo quella di Lorenzo Parelli, ha lasciato l’altro ieri per qualche ora il governo e la maggioranza senza parole. Il ministro dell’Istruzione Bianchi ha parlato solo ieri mattina facendo le condoglianze alla famiglia dello studente deceduto nell’incidente d’auto in provincia di Ancona durante le ore della formazione al lavoro. Bianchi inoltre raddoppierà i i tavoli. Oltre a quello già promesso con il ministro del lavoro Andrea Orlando, ha parlato di un altro con le regioni che sovrintendono alla formazione professionale.

IL DISCORSO non si sofferma sul significato dell’educazione e su quella del lavoro, e dunque sulla natura strumentale del loro rapporto, ma sulla distinzione della natura formale dei processi e sulla necessità di garantire a entrambi una «trasparenza».

SEMBRANO operazioni estrinseche rispetto all’emergenza biopolitica emersa tragicamente dal 21 gennaio scorso, giorno della morte di Lorenzo Parelli. «La morte di studenti e, più in generale, di lavoratori, mentre lavorano, in ogni caso, è “drammatica, e non può essere tollerata – ha detto Bianchi – Ma un conto è l’alternanza scuola-lavoro e un altro la formazione professionale. Dobbiamo rivedere anche questa per andare una verso situazione più chiara».

LA FORMAZIONE professionale, ha proseguito, è un’«educazione», come l’alternanza, ma la distinzione va fatta “non per ridurre responsabilità di qualcuno ma perché i percorsi sono diversi. Non è un surrogato del lavoro. No a ogni idea che questo sia dare forza lavoro. È un rapporto con il mondo del lavoro per educare i ragazzi». Per Bianchi «c’è un problema di formazione permanente» e «bisogna coinvolgere di più le imprese come soggetti attivi del territorio e per questo insistiamo molto sul patto educativo di comunità». L’intenzione è dunque proseguire sulla stesa strada che ha portato alla scuola azienda, pardon «dell’autonomia».