A tre giorni dal primo turno elettorale, la linea A della metropolitana romana ha conosciuto uno dei suoi ordinari giorni di follia e disagio. Virginia Raggi ne ha approfittato per rilanciare i temi della vita quotidiana dei cittadini. «Da questa mattina poco più di 15 i treni viaggiano in città, su un numero totale di 33 mezzi – ha spiegato dal suo profilo Facebbok – Sapete perché? Perché su più della metà si è verificato un eccessivo assottigliamento delle ruote, che non permette la circolazione. A pagare sono sempre i cittadini che poi scaricano la propria frustrazione, legittima, contro i macchinisti totalmente incolpevoli dei disagi. Così ci mettono l’uno contro l’altro».

Un paio di anni fa, Beppe Grillo disse che quella del Movimento 5 Stelle era una «rivoluzione senza ghigliottina». In questi giorni Virginia Raggi ha coniato un’altra definizione: a Roma è in atto una «rivoluzione gentile». Prima l’uscita di Francesco Totti sulle Olimpiadi e il ritorno del tormentone sul nuovo stadio della Roma. Poi la dichiarazione pro-Olimpiadi di un altro beniamino del calcio capitolino, il centrocampista laziale (e romano di nascita) Antonio Candreva, hanno modificato l’agenda dei temi. Il refrain che parte dalle centrali della comunicazione pentastellata è ancora quello che finora si è rivelato vincente: «La gente pensa alle buche e alle strade allagate, non alle Olimpiadi». L’inseguitore Giachetti, dal canto suo, ha colto l’assist che arriva dai due calciatori. «Io sono a favore delle Olimpiadi perché portano 170 mila posti di lavoro, perché consentono di completare la linea metropolitana da Anagnina a Tor Vergata, perché rimettono in moto tutta una serie di impianti che possono essere restituiti alla città e ora sono tutti bloccati». La questione delle Olimpiadi ha assunto diverse sfumature nei discorsi grillini.

Mesi fa, quando ancora Raggi non era stata scelta come candidata, l’aspirante premier Luigi Di Maio aveva detto che le Olimpiadi a Roma potevano farsi solo con un’amministrazione M5S. Raggi in campagna elettorale ha parlato genericamente di «sentire il parere dei cittadini». Ieri, Paola Taverna del direttorio romano ha aperto uno spiraglio. «A questo punto per me sarebbe opportuno fare un referendum – ha detto la senatrice grillina alle telecamere di La7- chiediamo ai romani che cosa vogliono. Ma voglio dire anche che in campagna elettorale ho girato tutta Roma e nessuno mi ha chiesto come priorità quella di fare le olimpiadi». Il fatto è che un referendum sui giochi olimpici esiste. «È quello che abbiamo promosso noi Radicali e sul quale a giorni inizierà la raccolta firme – rivendica il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi – Lo dico anche a Paola Taverna, che sembra meno intimorita». I radicali citano un sondaggio: il 63 per cento dei romani sarebbe favorevole ad una consultazione popolare per decidere sulla candidatura della città per il 2024.

Chissà cosa ne pensa l’assessore all’urbanistica in pectore dell’eventuale giunta grillina, quel Paolo Berdini che ha solide radici di sinistra e che ha definitivamente sciolto le riserve soltanto pochi giorni fa. «Preparatevi, si apre un percorso nuovo in questa città», ha detto ad amici e compagni di strada di questi anni. La disponibilità di Berdini è importante: si tratta di un nome che rappresenta una garanzia per sostanziosi pezzi di società civile romana e per molti ambientalisti. Ma non cancella del tutto le difficoltà che lo staff di Raggi sta trovando nel compilare la squadra di governo. Mentre la «gemella» pentastellata torinese Chiara Appendino ha già formulato la sua ipotesi di giunta, a Roma Raggi cerca ancora un personaggio autorevole cui affidare la delicatissima partita del bilancio e la gestione del debito monstre che affligge le casse comunali e che pende sulla libertà d’azione della futura amministrazione. Ieri è circolato il nome di Pasqualino Castaldi. Era sub-commissario con la stessa delega per Tronca, dunque conosce la situazione ma presenta il punto debole che potrebbe essergli fatale di non rappresentare esattamente una scelta di rottura. E poi si attende il nome delegato alla «sicurezza»: il cui profilo confermerebbe ulteriormente la tendenza alla trasversalità politica della sindaca Raggi.