Otto assessori, di cui sei donne, quasi tutti tecnici, presi cioè dal mondo delle professioni o dalle università, talmente lontani dalla politica che durante la prima uscita con la stampa il governatore ha chiesto loro di farsi riconoscere in una sorta di appello.

Da ieri è ufficialmente in pista la giunta targata Vincenzo De Luca che avvierà la macchina in regione Campania. Il vice è il fedelissimo (fin dai tempi del comune di Salerno), avvocato e parlamentare Pd Fulvio Bonavitacola, con deleghe all’urbanistica e all’ambiente. Dovrà lasciare lo scranno a Roma e, se il Tribunale il 17 luglio darà torto al governatore sospendendolo di nuovo per la legge Severino, subentrerà al comando fino al pronunciamento della Corte costituzionale il 23 ottobre.

La pattuglia di donne è formata da Serena Angioli (Fondi europei), Lidia D’Alessio (Bilancio), Valeria Fascione (Internazionalizzazione, Start Up-Innovazione), Lucia Fortini (Scuola e Politiche sociali), Chiara Marciani (Formazione e Pari opportunità) e Sonia Palmeri (Risorse umane e Lavoro). La quota azzurra, oltre al vice, è tutelata da Amedeo Lepore (Attività produttive) professore universitario ma già assessore durante la giunta comunale Iervolino. Completano la squadra quattro consiglieri del presidente: l’ambasciatore Francesco Caruso (Rapporti internazionali e Unesco), Paolo De Ioanna (Rapporti Istituzionali), il filosofo Sebastiano Maffettone (Organizzazioni culturali) e Mario Mustilli (finanze). Nei prossimi giorni arriveranno altri due consiglieri alla Sanità e ai Rapporti con le istituzioni. Al governatore le deleghe su Agricoltura, Trasporti e proprio Sanità in qualità però di commissario.

«La scelta dei nomi – ha ribadito De Luca – è avvenuta in piena autonomia. Do atto alle forze politiche della coalizione di avermi aiutato non rivendicando nulla». Le difficoltà legate alla legge Severino sono servite per concordare con il premier la decisione di tenere fuori, almeno in questa fase, i partiti che hanno appoggiato il governatore. Giovedì, durante la prima seduta del consiglio regionale, il primo gesto di stizza è arrivato dal Franco Moxedano, consigliere Idv, che ha votato scheda bianca durante tutte le elezioni dell’ufficio di presidenza. Incarichi finiti tutti al centrosinistra e centrodestra, niente ai 5S.

L’ex governatore, Stefano Caldono, ha ironizzato sulle deleghe, che potevano essere accorpata in due soli assessorati. De Luca ha replicato: «Molti hanno rilevato la novità straordinaria della presenza femminile fortissima, ma quando ho cominciato a lavorare non ho pensato a questo, ma alle caratteristiche di professionalità e competenza. Nessuno é espressione di lobby, correnti o gruppi di potere».

Primo problema sul tavolo l’accelerazione della spesa dei fondi europei: «Avremo una riunione sul Piano di sviluppo rurale, il rischio è di perdere 400 milioni del precedente ciclo, e dobbiamo rispondere alle osservazioni dell’Ue sul Por». Dall’Unione europea era arrivata una bocciatura della programmazione presentata da Caldoro. In mattinata De Luca aveva tuonato contro la burocrazia: «In Italia ci sono 70 associazioni legittimate a fare ricorso al Tar contro un progetto perché considerate portatrici di interessi diffusi. Pure le Giubbe Rosse…».