Oltre mezzo migliaio di persone, trascurando i gazebo elettorali e la nave scuola Vespucci alla fonda sulle Rive, hanno partecipato sabato scorso a Trieste all’ iniziativa promossa da Amnesty e dal Liceo Petrarca «per ricordare Giulio, per non dimenticare i diritti umani». Davanti al Palazzo del Comune in Piazza Unità , Cesira Militello, dirigente scolastica dello storico istituto, frequentato da Giulio dal 2002 al 2005, ha spiegato i motivi della manifestazione, promossa non solo per onorarne la memoria «ma per dare concretezza e continuità agli ideali su cui Giulio si era formato sin da quando, qui studente, al contempo assolveva l’incarico di “Sindaco dei Giovani” a Fiumicello, e sopratutto perchè non debba calare il silenzio sulla verità».

Ha preannunciato così la decisione del Consiglio d’Istituto di voler organizzare, all’inizio di ogni anno scolastico, una giornata dedicata ai temi della Cittadinanza e della Costituzione; quindi ha letto il messaggio giunto al Liceo dalla famiglia Regeni con il sostegno e la condivisione all’iniziativa di Trieste. Sulla figura di Giulio sono intervenuti due insegnanti, che lo hanno avuto per alunno. Adriana Sullo, docente di tedesco ne ha sottolineato le qualità umane, la purezza di cuore, i sentimenti buoni, l’ altruismo verso chi restava indietro e poi l’entusiasmo quando raggiungeva un obiettivo che si era prefissato o semplicemente superava, egli stesso: «Prof, ce l’ ho fatta!, mi diceva sorridendo» ha ricordato.

Non è sembrata retorica a nessuno l’esortazione a fare tutto il possibile perché ora la verità possa farsi strada, perché il sogno di Giulio continui. E Tiziano Vidoni docente di educazione fisica, ha convenuto che forse in virtù della compresenza nel suo carattere di una personalità e di una visione del mondo che interrogava i suoi dubbi e la sua curiosità, «Giulio guardava oltre.. aveva un bel caratterino, non era un esecutore di ordini, ma con lui si discuteva». Tina Marinari, di Amnesty International ha sottolineato l’ampiezza e la pervasività di una mobilitazione crescente che – dopo oltre 100 giorni dalla scomparsa di Giulio – s’è estesa non solo in tutta Italia, ma in Europa (in questi giorni anche al Festival di Cannes) ed al Cairo e che va mantenuta «lunga e ampia».

Le istituzioni quindi , sia quelle italiane che egiziane, ne saranno condizionate «e non devono fermarsi, perché vogliamo sapere cosa è successo e diremo no a verità di comodo». Inoltre ha espresso perplessità sulle ultime scelte del governo, poiché all’acquisizione dei tabulati incoerentemente è seguita la nomina di un altro ambasciatore, dando così l’impressione che l’ inchiesta sulle responsabilità dell’uccisione dopo tortura di Giulio Regeni si sia di fatto normalizzata «quando invece – ha concluso – occorrerebbe spingere con più determinazione per continuare a chiedere la verità».

Alle 18 è scattato il flashmob: in silenzio, vestiti di nero ,la benda sugli occhi, tutti hanno simbolicamente indicato come dare senso e forza alla battaglia civile, per la verità e la giustizia, per il rispetto dei diritti umani, gli ideali per cui Giulio aveva combattuto: togliere la benda dagli occhi, se si vuole capire la realtà, è però solo il primo passo.