Cantautore anomalo e uomo di teatro, Giulio Casale ci riporta a quelle atmosfere malinconiche dal sapore francese ma inebriate dall’elettronica e dagli spiriti rock che attraversano gli 11 brani di Inexorable. Titolo citazione di una poesia di Houellebecq a cui Casale deve sentirsi vicino, almeno per l’inquietudine che gli provoca questa società tutta da mappare. Con il quarto album solista e dopo l’ep Cinque anni del 2017 – premessa di questo nuovo lavoro – l’autore cerca il suo spazio nell’orbita musicale rarefatta di oggi anche con un pop datato di un brano come Tutto cadeva, facilmente orecchiabile malgrado il tema consumato. L’ex leader degli Estra fa scorrere in tutto l’album la linfa dell’autobiografia, con pezzi come la rockettara – e forse la più incisiva anche per i testi – Sono un corpo, e chiude il disco con Resto io, dove il trevigiano si toglie qualche sassolino rivendicando il suo passato che gli ha permesso di sopravvivere agli anni ’00 e ‘10, dove dice: «Non resisto ai fasci e alle alluvioni».