Chiesa era dirigente nazionale della Federazione Giovanile Comunista negli anni 60, quando vi entrai. La sua morte inaspettata lascia sgomenti. Giulietto era un compagno intelligente, attento, cercava la natura profonda degli avvenimenti, soprattutto dei movimenti. I movimenti erano al centro della sua attenzione, vissuti con grande partecipazione, voglia di capire, a volte con immedesimazione.

Non era un osservatore distaccato. Nel ricordo delle sue qualità politiche e umane entrano anche le diversità, che ci sono state in occasioni importanti ma gestite come un confronto accalorato tra opinioni. Nella Fgci fu a favore del suo superamento nel movimento dei giovani, ero contrario: aperti a capire si, sciolti no.

Diversità anche sul ruolo che dovevano svolgere i movimenti di liberazione nazionale, che negli anni 60 costituivano una novità importantissima, ma spesso davano origine a forme di partito unico. Mi sembrava un riferimento indispensabile la democrazia. Le diversità erano rispettate perché l’obiettivo era discutere e discutere e discutere, consapevoli che elementi di verità erano presenti anche nelle altre posizioni.

In alcune fasi ci siamo ritrovati dalla stessa parte, in altre no. Gli impegni ci hanno divisi fisicamente per decenni, durante i quali ascoltavo le sue corrispondenze, dall’Urss in particolare. Il suo tratto era andare alle radici, capire le tendenze di fondo, rivelando doti di giornalista di inchiesta, capace di dare notizie ragionate. Non nascondo che le conclusioni non sempre erano condivisibili.

Fu parlamentare europeo, ma preferisco ricordare la sua scelta straordinaria di candidarsi al parlamento europeo nel 2009 in Lettonia per richiamare l’attenzione sulla discriminazione che stava subendo la minoranza russofona, che in precedenza era stata dominante ma in quel momento rischiava di perdere i diritti politici.

Questa era la sua forza: capacità di andare contro corrente per difendere diritti fondamentali, per combattere ingiustizie. Ci sono battaglie che vanno fatte comunque, per principi fondamentali, senza farsi condizionare da convenienze. Giulietto era così, per questo lo stimavo anche quando le opinioni erano diverse. Adalberto Minucci, non abbastanza ricordato, ci rimise in contatto.

Era comune il desiderio di una nuova sinistra capace di rappresentare con idee nuove le classi subalterne, spingendole a diventare classe dirigente, purtroppo senza risultati. Mancherà l’amico, il compagno, la persona con cui si poteva essere d’accordo o dissentire, ma con rispetto e gusto del confronto. In altri casi le diversità hanno interrotto i rapporti personali, con Giulietto no.

Ciao Giulietto mancherai ai compagni, agli amici, anche a chi non era d’accordo con te.